lunedì 24 dicembre 2007

Oscar Peterson è morto oggi

Oggi se ne è andato un altro grande della musica, Oscar Peterson. Più di ogni altra cosa può parlare la sua musica, quindi posto questo strepitoso video che prova la sua leggendaria bravura. Rest in peace, great pianist!


giovedì 20 dicembre 2007

Marc Ribot: Spiritual Unity

1. INVOCATION
2. SPIRITS
3. TRUTH IS MARCHING IN
4. SAINTS
5. BELLS

Spiritual Unity, di Marc Ribot, è del 2005. E' un album pieno di energia, di libertà, di musica. Si ascolta davvero volentierti, anche se tutto subito impaurisce leggermente...
Dato che non sono un esperto conoscitore del genere, né dell'artista in questione, riporto una recensione da www.mescalina.it di Christian Verzeletti.
Non ci sarebbe bisogno di dirlo, ma per chi non lo sapesse Marci Ribot è uno dei chitarristi più ricercati sulla scena rock e non solo: a renderlo tanto stimato tra i musicisti e apprezzato dalla critica sono soprattutto i suoi lavori con Tom Waits, piuttosto che con Elvis Costello, Marianne Faithfull, Sarah Jane Morris e Vinicio Capossela, tanto per dirne qualcuno.
Queste collaborazioni però sono solo alcuni degli sbocchi di una ricerca condotta per anni in bilico tra avanguardia e jazz con progetti che lo hanno visto nei Lounge Lizards e nei Jazz Passengers, oppure a fianco di Arto Lindsay, Bill Frisell, John Zorn e via dicendo. Quanti non conoscessero questo lato più colto della sua musica potrebbero rimanere spiazzati da “Spiritual unity” che non è una raccolta di canzoni arrangiate alterando l’immediatezza dei pezzi, come Ribot ha spesso fatto in campo rock.
È un disco di matrice jazz che propende volentieri verso il free con numerosi momenti improvvisati. L’idea è di riproporre la musica di Albert Ayler, sassofonista fondamentale per la componente mistica portata appunto all’interno del free-jazz.
Per chi come il sottoscritto non conosce la materia ayleriana ed è più affine al Ribot chitarrista al servizio di qualche fantasma rock, “Spiritual unity” è un lavoro ostico e complesso.
La formazione è composta da musicisti di grande caratura come Roy Campbell (tromba), Chad Taylor (batteria) e Henry Grimes (contrabbasso): quest’ultimo ha suonato negli anni ‘60 con Ayler e, tornato nel giro del jazz dopo vent’anni, ha fornito a Ribot l’occasione giusta per affrontare queste composizioni.
Si tratta di cinque brani che sono di sicuro interesse per gli esperti e che vanno invece trascesi per quanti invece più ignoranti del genere: portare a trascendere i generi e la musica stessa sembra infatti essere l’obiettivo del quartetto come forse lo era originariamente anche di Albert Ayler. Non a caso in più di un’occasione i quattro arrivano a sfiorare anche la musica africana.
Gli strumenti rispondono a richiami interni ed esterni al pezzo, prendendo direzioni diverse che poi si incrociano per giungere a delle contorsioni esemplari, che ad un ascolto distratto possono sembrare un caos ansimante piuttosto che un’estasi sublime.
Chitarra e tromba giocano ad appaiarsi e a separarsi: al richiamo di Campbell risponde Ribot stortando qualunque possibilità di tema e offrendo alla ritmica la via per dei crescendi compulsivi. Da segnalare “Truth is marching in” e la conclusiva “Bells”, con la prima che rappresenta l’apice del disco e la seconda che libera l’energia accumulata in una saltellante marcetta d’avanguardia.
“Spiritual unity” ha un’intensità esclusiva e uno spirito d’avanguardia libera, che lo avvicinano ai grandi dischi free del passato.

sabato 15 dicembre 2007

Le armi da fuoco

Come continuazione del post precedente, alcuni informazioni sulle armi da fuoco.

Il primo ricordo della polvere da sparo si trova in un'opera cinese della metà dell'XI secolo. In un primo momento essa serviva unicamente a confezionare proiettili fumogeni, incendiari ed esplosivi; il passo successivo si ebbe quando la polvere fu usata per lanciare proiettili infilati in grosse canne di materiale vario (bambù, ferro, bronzo).
La prima raffigurazione occidentale del cannone, risale al 1326. La nuova artiglieria fece sentire il suo boato terrificante all'inizio della guerra dei Cent'anni (1337), durante la battaglia di Crécy e durante l'assedio di Calais. I francesi non restarono a guardare e nella seconda fase del conflitto poterono contare su una discreta artiglieria, composta da decine di pezzi.

(Informazioni tratte dal libro di storia, il 7 di oggi ancora mi rode)

Ariosto contro le armi da fuoco

La macchina infernal, di più di cento
passi d'acqua ove sté ascosa molt'anni,
al sommo tratta per incantamento,
prima portata fu tra gli Alamanni;
li quali uno et un altro esperimento
facendone, e il demonio a' nostri danni
assuttigliando lor via più la mente,
ne ritrovaro l'uso finalmente.

Italia e Francia e tutte l'altre bande
del mondo han poi la crudele arte appresa.
Alcuno il bronzo in cave forme spande,
che liquefatto ha la fornace accesa;
bùgia altri il ferro; e chi picciol, chi grande
il vaso forma, che più e meno pesa:
e qual bombarda e qual nomina scoppio,
qual semplice cannon, qual cannon doppio;

Qual sagra, qual falcon, qual colubrina
sento nomar, come al suo autor più agrada;
che 'l ferro spezza, e i marmi apre e ruina,
e ovunque passa si fa dar la strada.
Rendi, miser soldato, alla fucina
per tutte l'armi c'hai, fin alla spada;
e in spalla un scoppio o un arcobugio prendi:
che senza, io so, non toccherai stipendi.

Come trovasti, o scelerata e brutta
invenzion, mai loco in uman core?
Per te la militar gloria è distrutta,
per te il mestier de l'arme è senza onore;
per te è il valore e la virtù ridutta,
che spesso par del buono il rio migliore;
non più la gagliarda, non più l'ardire
per te può in campo al paragon venire.

Per te son giti et anderan sotterra
tanti signori e cavalieri tanti,
prima che sia finita questa guerra,
che 'l mondo, ma più Italia, ha messo in pianti;
che s'io v'ho detto, il detto mio non erra,
che ben il più crudele e il più di quanti
mai furo al mondo ingegni empii e maligni,
ch'immaginò si abominosi ordigni.

E crederò che Dio, perché vendetta
ne sia in eterno, nel profondo chiuda
dal cieco abisso quella maledetta
anima, appresso al maledetto Giuda.

Ludovico Ariosto (1474-1533), Orlando furioso, XI, 23-28

Riforma scolastica

Per favore, leggete http://www.gpeano.org/protesta.pdf. E' una lettera sottoscritta da 57 docenti del Liceo Scientifico di Cuneo che spiega quali sono i problemi della scuola attuale, specialmente in seguito alla nuova riforma. Evidentemente la riforma non migliora affatto la situazione attuale, ma scontenta anche gli insegnati.

mercoledì 5 dicembre 2007

Davide Ficco plays Ponce on a Torres' papier machè replica

Davide Ficco plays the Fabio Zontini's 2005 replica of Antonio Torres' cardboard guitar (papier machè), builded in 1862, at the Cremona Mondomusica 2007 international exhibition of handcrafted instruments

Adelante! Dicembre 2007


Ciao,
è a posto il nuovo numero di Adelante!, che verrà distribuito ai\alle giovani studenti\esse di Cuneo e, se riusciamo, anche in provincia.
Per chi non lo sapesse, Adelante!, è un giornaletto ideato e realizzato da giovani comunist*, è ciclostampato in Via Saluzzo 28, presso il circolo PRC "R. Luxemburg" e serve a portare un pò di informazione tra la gente, toccando tematiche sì politiche, ma che possono interessare i\le giovani.

Se qualcuno è interessato a ricevere una copia di Adelante!, sarò lieto di inviargliela per email in formato pdf.

Saluti.

Siamo tutti un programma

Il 20 ottobre scorso, a Roma, si è tenuta la manifestazione nazionale delle forze di sinistra promossa da Liberazione, Il Manifesto e Carta. Il corteo, composto da circa 700/800 mila persone, aveva l’obiettivo di portare l’attenzione su alcuni punti del programma che fino ad ora non sono stati rispettati, come la lotta al precariato, i diritti civili, la legge sulle droghe, immigrazione.

L’iniziativa ha provocato non poche polemiche in quanto fu considerata una mobilitazione contro il governo Prodi da parte degli stessi alleati, per la precisione Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani. Proprio per questo motivo i Verdi e Sinistra Democratica non hanno aderito (veramente qualche bandiera di Sinistra Democratica si è vista). Sicuramente per il popolo della sinistra restare in questo governo non è molto entusiasmante, ultimamente ancora meno di quanto non lo fosse già il 20 ottobre, ma scendere in piazza significava dire chiaro che la sinistra appoggia il governo se si rispetta il programma concordato, da qui anche il titolo della manifestazione “Siamo tutti un programma”. Un messaggio di grande lealtà e di rispetto nei confronti di tutti i cittadini che hanno scelto questa maggioranza. La manifestazione non era contro il governo, si è svolta perché si apportasse qualche correzione alla linea intrapresa fino a quel momento. A vedere dai risultati (vedi accordo sul welfare e finanziaria) non sembra abbia sortito molto effetto, ma almeno ci abbiamo provato e continueremo a lottare perché le cose cambino. Ciò che è emerso da quella giornata è che la sinistra è viva, che i comunisti non sono spariti. Dico ‘comunisti’ perché le strade di Roma sono state invase da migliaia di bandiere rosse con falce e martello. Nessun sindacato, nessun altro partito, solo compagni. La partecipazione ha superato le più rosee aspettative (gli ottimisti speravano in 300mila manifestanti e ne sono arrivati quasi il triplo). Rifondazione e Comunisti Italiani hanno dato dimostrazione di una grande capacità organizzativa e di grande civiltà. Questo significa che la sinistra radicale, come viene definita dai giornali, può e deve ancora dire la sua sui temi fondamentali della politica attuale. Per noi il governo è un mezzo per cambiare la società moderna, per renderla più giusta e solidale, e non deve essere considerato un traguardo grazie al quale ci siamo tolti Berlusconi di mezzo lasciando tutto come prima. Gli ultimi mesi del 2007 e l’inizio del 2008 saranno fondamentali per il futuro di Rifondazione e di conseguenza lo saranno anche per Prodi. Nessuno sa come andrà a finire, ma l’auspicio è che Rifondazione Comunista resti il partito che rappresenti chiunque creda che UN ALTRO MONDO E’ POSSIBILE.



Dario

Il porcile delle libertà

E’ nato il Popolo delle Libertà! Pardon. Forse sarà il Partito delle Libertà. Saranno i cittadini a sceglierlo. Il nome, si intende. Tutto il resto lo deciderà il Cavaliere.

Se per fondare il Partito Democratico sono serviti lunghi anni di assemblee e discussioni estenuanti a Silvio è stata sufficiente una raccolta firme, il cui scopo iniziale non aveva nulla a che fare con la nascita di nuovi partiti. Era una semplice campagna propagandistica, di quelle che si organizzano una settimana prima per dar l’impressione “di agire concretamente”. Né più né meno.

Centinaia di banchetti in tutta Italia, farciti di volantini e bandiere forziste accoglievano chiunque avesse voluto dare il proprio sostegno a Previti, Dell’Utri e compagnia bella.

Naturalmente c’era anche il volto “nuovo” della politica italiana: la Brambilla, perché “il nuovo partito sarà dei giovani”. Peccato che l’arzilla venditrice di pesce (questo è stato il suo mestiere, fino a poco tempo fa) abbia 40 anni e per quanto si trucchi, giovane non è.

Da sottolineare l’estrema facilità con cui si poteva votare. Molti, su internet, hanno firmato numerose volte con nomi alquanto fantasiosi (da Che Guevara a Papa Ratzinger). Tutti accettati, più firme ci sono meglio è!

Passiamo alle reazioni dei vari politici di Forza Italia. Come noi, hanno saputo del nuovo partito dai giornali. Il loro compito, infatti, è obbedire al padrone, non pensare o, peggio ancora, decidere di testa propria.

Ecco le testuali parole di Maurizio Lupi: “Questo è un partito nato dal basso”. Poteva dire di tutto. Tranne questo.

Di tutt’altro parere Dell’Utri, uno dei fondatori di Forza Italia (condannato “a 2 anni di reclusione per tentata estorsione aggravata ai danni dell’imprenditore Vincenzo Garraffa” insieme ad un potente boss mafioso, Vincenzo Virga), il quale nutre numerosi dubbi sul nuovo Partito delle Libertà, considerandolo un “semplice circolo giovanile”. Fa bene ad essere preoccupato. Silvio vorrebbe liberarsi di tutti questi “vecchi”della politica per circondarsi di giovani (o sedicenti tali) e competere con Grillo.

Mentre scrivo questo articolo mi arriva la notizia che FI non si scioglierà. La Brambilla, che ha già dato vita alla TV e al Giornale delle Libertà (con i soldi di chi?), fonderà il nuovo partito, coalizzato con quello di Silvio.

Intanto Fini, Casini e il sènatur non hanno esitato a prendere le distanze dalla “nuova creatura” del Cavaliere. Quindi che c’è di nuovo sotto il sole?

Concludendo lancio un appello a tutti gli aderenti ai Circoli delle Libertà powered by Brambilla.

Per voi la Libertà significa cacciare dalle televisioni (quelle pubbliche non del padrone) i vari Luttazzi, Biagi e Santoro? Oppure stringere patti con i mafiosi e insultare i magistrati che fanno il loro dovere? O, ancora, non pagare le tasse e regalare le città italiane a imprenditori senza scrupoli?

Se è veramente questo che pensate, non chiamatela Libertà.

Anarchia (ma delle peggiori) sarebbe più appropriato.

Oscar

sabato 1 dicembre 2007

Armi di distrazione di massa

Armi di distrazione di massa. Così vengono chiamati i mezzi di informazione dalla comica Sabina Guzzanti facendo riferimento alle (false) armi di distruzione di massa che causarono la guerra in Iraq. Non c’è definizione più azzeccata per indicarli. Giornali e TV confondono i lettori/spettatori con delle ‘mezze notizie’ distogliendoli da ciò che accade realmente in Italia e nel mondo. La guerra in Iraq , che leggendo i giornali sembra sia finita mentre ogni giorno in quella terra si muore, è l’esempio forse lampante. Alcuni governi occidentali si sono inventati che Saddam Hussein possedeva delle pericolosissime armi chimiche, i giornali hanno riportato la notizia a caratteri cubitali e grazie a questa distrazione di massa si è fatta una guerra assurda. La notizia è falsa, le bombe irakene non le hanno mai trovate, la guerra è stata fatta per il petrolio e per far guadagnare i produttori di armi. Molta gente crede che sia stato giusto invadere l’Iraq perché i mezzi di informazione gli hanno messo paura. E se le armi di Saddam servissero per attaccare l’Europa? E se colpiscono l’Italia? Che effetti avranno quelle bombe sugli abitanti? Queste domande le abbiamo sentite ripetere molte, troppe volte. Se avessero scritto: “Gli USA vogliono il petrolio arabo perché ne consumano e ne sprecano più di tutti gli altri paesi” oppure, “Il presidente George Bush è azionista di aziende produttrici di armi e più si bombarda più lui guadagna” o magari, “L’Italia manda i militari a Nassiriya perché ci sono i pozzi dell’ENI da difendere”, forse la gente non sarebbe stata così d’accordo con la missione. Così succede anche per le faccende nazionali. La caccia ai Rom e ai Rumeni, per dirne una. Sembra quasi che non si possa più uscire di casa per colpa degli stranieri. Non si parla del fatto che i reati sono diminuiti negli ultimi anni mentre sono aumentate le violenze sulle donne. La maggior parte di queste violenze viene commessa da italiani, in famiglia. Per una donna, ora come ora, è più pericoloso un matrimonio o un aperitivo con un ex-fidanzato che non scendere a una fermata buia del tram. Questa è un’emergenza! Avete mai sentito trattare questi argomenti se non durante la ‘giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne’? Perché? Perché il “rom” fa più notizia, si da la colpa allo straniero assassino, e si vendono più i giornali. In questo modo tutti gli stranieri vengono perseguitati e le donne restano senza tutele per difendersi. Due problemi nessuna soluzione. La coscienza resta pulita: “è colpa degli altri!”. Lo stesso vale per ciò che riguarda i problemi della scuola, le droghe, coppie di fatto e coppie omosessuali, i morti sul lavoro, ecc. L’importante è vendere i giornali pieni di pubblicità. Per evitare di farci prendere in giro è necessario fare da soli. La TV serve solo più a farci andare al supermercato o a farci comprare un’automobile piuttosto che un’altra. Usiamo i mezzi che siamo capaci ad usare come internet e il dialogo faccia a faccia. Verifichiamo, soprattutto confrontiamo, le notizie che ci vengono date e facciamoci un’opinione nostra. I CCCP (gruppo punk italiano degli anni ‘70/’80) cantavano: “…un’opinione pubblica un poco meno stupida delle sale da ballo”. Cerchiamo di creare una rete, un meccanismo, che ci permetta di confrontarci e di avere informazioni da fonti diverse. Parliamone con i compagni di classe, con i colleghi di lavoro, con gli amici, in famiglia. Ognuno ha il proprio punto di vista, ma senza condividerlo resterà sempre solo un punto di vista. I Giovani Comunisti della provincia di Cuneo hanno da poco aperto una mailing-list tramite la quale ci si può confrontare sui temi più diversi, esprimere le proprie idee e portare le proprie proposte (per accedere scrivete a prccuneo@libero.it)

E’ attivo anche il blog http://rifondacuneo.blogspot.com. Sono alcuni mezzi per evitare che l’informazione diventi un’arma di distrazione (ma anche di distruzione) di massa.

Colombano Dario

Circolo di Rindazione Comunista “Salvador Allende”

Savigliano

Imagine

Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today...

Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace...

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world...

You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one

A Perfect Circle - Imagine

Mi piace molto questa cover di Lennon da parte del gruppo A perfect circle. Trovo molto bello anche il video.

Ciao

venerdì 30 novembre 2007

Marcia per la pace


Lo scorso ottobre ho partecipato anche io alla marcia per la pace Perugia-Assisi. E' un lungo percorso, ma si fa passare il tempo in compagnia e allegria. E' davvero molto bello vivere un esperienza simile, vedere migliaia di persone che camminano accanto a te, per lo stesso fine, verso la stessa meta. Ognuno di noi che camminava aveva dietro sè una storia personale diversa da quella di chiunque altro. Eravamo uomini e donne di diverse nazionalità, di diverse parti dell'Italia, di diverse idee politiche, ma tutti mossi dallo stesso desiderio di pace. Ma perché partecipare a questa marcia? Le cose non sono cambiate, nè quest'anno nè in quelli passati, in seguito a questa manifestazione. Essere presente in queste giornate è un arricchimento personale, e se tutti davvero, volendola, di impegnassero concretamente per ottenerla, la pace, questa non tarderebbe a manifestarsi, poiché è nelle piccole cose di ogni giorno che essa nasce. E' un'osservazione che sa di luogo comune, ma è così davvero. D'altronde noi non possiamo avere nessuna pretesa di cambiare il mondo, ma l'organizzazione della gente, l'unione di forze, idee, piccoli gesti per un fine comune, prima o poi porterà a qualche concreto risultato. E' certo, perché la storia la facciamo noi. Il futuro non è predeterminato, ma gli uomini lo plasmano. Per questo non bisogna, secondo me, cadere nella superficialità - derivata da indifferenza - di chi dice "tanto non serve a niente". Questo ragionamento produce una catena di ragionamenti analoghi, e diminuisce di fatto il numero degli sforzi concreti (si veda uno dei miei post precedenti) atti a smuovere la situazione dal basso, da ciò che sembra insignificante. Non dobbiamo lasciare che il nostro futuro, e il presente, sia deciso esclusivamente da chi ci governa, non fosse per altro che sono persone di cui nemmeno possiamo fidarci, ed è questo un dato di fatto per qualunque colore politico.

Buona notte.

giovedì 29 novembre 2007

Ficco plays Ponce



















Ciao,
desidero segnalarvi la recente pubblicazione del disco contenente musica per chitarra sola e per diverse formazioni con chitarra di Manuel Maria Ponce (1882 - 1948).

Il cd è allegato ad una biografia dell'autore scritta da Angelo Gilardino. Credo che arrivi a tutti gli abbonati a Guitart, ma probabilmente il cd è acquistabile sul sito della rivista, infatti è stato pubblicato anche singolarmente, con booklet.

Tracklist:

1. Prelude para guitarra y clavecin
2-4. Sonata for guitar and harpsichord
5. Cuarteto para vl, vla, vcl y guitarra
6. Por Ti Mi Corazon para voz y guitarra (letra de Luis G. Urbina)
7-14 Thème Varié et Finale
15-38 Twnty-four preludes
39 Preludio
40 Balletto
41 Courante

Davide Ficco, chitarra
Manuela Custer, voce
Francesca Lanfranco, clavicembalo
Francesco Cerrato, violino
Svetlana Fomina, viola
Antonio Mosca, violoncello

Davvero un ottimo cd, consigliabile.

lunedì 26 novembre 2007

Partito democratico di nome, ma non di fatto.


Venerdì 12 ottobre è stata la giornata di mobilitazione studentesca contro la riforma proposta dal ministro Fioroni. In tutte le città d’Italia ci sono state proteste nelle piazze, anche se sicuramente molti hanno partecipato senza sapere perché, perdendo così un giorno di scuola. A Torino però, anche se decisamente motivato, non potevi dire nulla, dato che alcuni sono scesi in piazza per un altro scopo: impedire ai manifestanti di dissentire dall’operato del governo. Erano i giovani del neonato Partito Democratico e di REDS, che hanno impedito anche con la forza agli studenti che criticavano il governo di finire gli interventi al microfono; hanno impedito, spegnendo l’impianto audio, di parlare della manifestazione nazionale del 20 ottobre; sono stati censurati preventivamente alcuni studenti che stavano avvisando i manifestanti di un’assemblea studentesca a Palazzo Nuovo, sempre sul 20 ottobre. Nel frattempo, quando è stato srotolato uno striscione che criticava l’accordo sul welfare del 23 luglio, i manifestanti sono stati repressi con minacce e grida e lo striscione è poi stato portato via con la forza. Non mi sembra che la democrazia si possa promuovere con repressioni fasciste. E i buoni valori della Sinistra Giovanile, dove sono finiti? Forse, in realtà, non sono mai esistiti.

Gianluca.

venerdì 23 novembre 2007

Emozioni: quale musica?

Ieri un mio amico jazzista mi ha tirato fuori questa questione:ma a cosa serve studiare e studiare per fare un brano scritto, che puoi suonare per te o per gli altri, ma rimane quello lì, fisso e immobile come derivato dalla carta stampata, nonostante l'interpretazione che uno può dare.Se assisti a un concerto di classica loro sono là e tu sei lì, seduto, e li guardi mentre eseguono un pezzo.Se vai a un concerto rock o jazz, chi suona ti trasmette tutta la sua energia, tutto quello che potrebbe esprimerti con una chitarra ringhiante e con i suoni anche sporchi... Ti coinvolge... chi suona "parla" e interagisce col suo pubblico...A cosa serve allora suonare pezzi di altri? Cosa trasmettono?
Beh secondo me soltanto una cosa può risolvere qualsiasi problema di questo tipo: ascoltare tutta la musica: ogni genere ha qualcosa da trasmettere e può insegnare qualcosa, può divertire.
"Il divertimento è una cosa seria" (I. Calvino).
Però qualcosa in difesa della classica lo devo dire:
il messaggio trasmesso dall/dagli esecutore/i, è soltanto in minima percentuale proprio di chi presenta il brano, secondo me. Il vero "messaggio" è quello del compositore che ci sta dietro, ma è pur sempre presente. Si tratta semplicemente di due sistemi diversi di linguaggio, di comunicazione, di espressione (questo è la Musica).
Ascoltando opere come il concerto in sol di Ravel, la sagra della primavera stravinskiana, La mère di Debussy, le opere per coro a cappella di Ligeti o la passacaglia di Webern. Oppure una sinfonia di Beethoven o Caikovski (per dirne qualcuno) non si può dire che non trasmetta niente, anzi, è un'aggregazione di sentimenti ed emozioni (interpretabili come si crede), immagini e sensazioni senza limiti, che lascia esterefatti. E se si va ad ascoltare un orchestra, può sembrare laggiù ferma e "ripetente", ma il risultato musicale è sensazionale.
Adesso devo andare, ma potrei dilungarmi, quindi: viva la musica, ogni genere!

giovedì 15 novembre 2007

Noi cosa possiamo fare?

Lo si sente sempre dire, è quasi un luogo comune, ma credo comunque che ci sia della verità, anzi, è totalmente veritiera questa affermazione, anche se molti tra coloro che la pronunciano non ne colgono che in minima parte la tragicità, me compreso: l'Italia fa schifo. Sì, anche fuori dai nostri confini non è una bellezza, ma pensiamo già solo all'Italia, dove viviamo; pensiamo alla nostra provincia, alla nostra città... beh stringendo il campo è meno evidente come le cose vadano male, ma anche se certamente i problemi in un territorio circoscritto sono minori, noi non possiamo fare niente. E' una scusa? Forse, allora: noi non facciamo niente. E' inutile fare qualcosa se lo faccio solo io. Ma io lo devo fare e lo faccio. Ma nessuno si aggrega e allora è inutile che lo faccio, ma... va beh, lo provo a fare.
E poi, io.. che cosa ho fatto? Ho sperato, sognato, discusso, cercato di capire; mi sono arrabbiato e ho detto che non mi va e che non è giusto. Beh....

Ma noi giovani che cazzo possiamo fare?

Come si fa a cambiare il mon...eh non esageriamo!!!!

Come si fa a cambiare ... qualcosa... ?

martedì 6 novembre 2007

Appello per un fronte anti-razzista

Pubblico per condivisione:

Non c’è niente di nuovo nella logica per cui, da un fatto di cronaca nera, si sia passati a tematiche di tutt’altro peso e rilevanza. Non c’è niente di nuovo nel modo in cui i principali media hanno trattato la questione. Rumeno aggredisce e uccide italiana. La sicurezza è il problema del momento, immigrazione- insicurezza sono un sempre-verde e dunque: caccia alle streghe, strumentalizzazione dell’avvenuto e impulsi razzisti mai sopiti. Niente di nuovo dunque. La destra italiana in questa miseria ci sguazza, le sue (mai scomparse) pulsioni fasciste e razziste riprendono vigore. In una corsa contro il tempo si susseguono innumerevoli esternazioni che in periodo di “pace” sarebbero suonate, appunto, fasciste e razziste. Invece no, ora sono lecite, esprimono il “sentimento del popolo italiano”. Ed io, sinceramente, comincio ad avere paura. E’ da un po’ di tempo a questa parte che assalti squadristi a danno di immigrati vengono dipinti come elementi folkloristici di un’Italia insofferente. Così abbiamo situazioni come quelle di Opera (gli avvenimenti dell’ultimo fine-settimana confermano la tesi) dove un gruppo di energumeni di Forza Nuova, ma non solo, aggrediscono “affettuosamente” dei nomadi, dei migranti tra gli applausi e l’approvazione solidale degli abitanti della zona. E la sinistra? In tutto questo chiasso la sinistra cede anch’essa alle pulsioni securitarie nella versione razzista dilagante, insegue la pulsione destroide e si arma per parteciapre anche lei alla caccia alle streghe. Ad un rumeno che delinque si risponde con un attacco a tutta la comunità rumena presente nel nostro “bel” paese. Come se a Pacciani, il famoso “mostro di Firenze”, si fosse risposto con una “necessaria” persecuzione dei toscani! L’omicidio Reggiani ha, a mio avviso, portato all’attenzione ben altre problematiche. La donna uccisa è stata aggredita nella tipica periferia cittadina dimenticata da Sindaci e amministrazioni, troppo impegnati nell’addobbare il centro o nella scellerata spesa in assurdi progetti. Sintomo di come ormai la politica sia una scatola nera, impermeabile alla realtà ed alle rivendicazioni dei cittadini e delle cittadine. Per evitare il tragico accaduto sarebbe bastato, forse, ascoltare gli abitanti della zona che da tempo chiedevano illuminazione pubblica e lo spostamento della fermata del bus. La politica ha preferito invece cavalcare le pulsioni razziste di parte dell’opinione pubblica e al posto di affrontare l’insicurezza nelle sue cause più profonde di disagio sociale, ha preferito ricorrere ad espedienti di mussoliniana memoria. Un “bel” decreto xenofobo firmato, ahimè, anche dai nostri compagni di sinistra. Aberrante poi il balletto di esternazioni provenienti da ogni dove e dalle persone più insospettabili che plaudono a tutto questo come segno di buona politica. Ah!!! La destra incredula di fronte a tanta grazia, nemmeno lei avrebbe osato tanto, alza il tiro e propone espulsioni di tutti quelli che non siamo ”alti, biondi e ariani”. Davanti a questa deriva non riesco a non indignarmi, provare quel “sottile” senso di schifo degno delle peggiori occasioni e urlare la mia rabbia. Propongo al più presto iniziative che siano di risposta a questo razzismo dilagante, a questa immotivata caccia allo straniero. Chiedo a tutti e a tutte gli antifascisti e antirazzisti di unirsi contro questo indecente susseguirsi degli eventi. Il mio è un appello davvero “materiale” e pragmatico, c’è la necessità di agire sul territorio e di una grande sforzo culturale. L’eredità dell’antifascismo, della resistenza sta in queste cose, dobbiamo resistere e chiedo a tutte e a tutti quelli che abbiano delle proposte di farsi sentire! Ora e sempre RESISTENZA!! !!

Andrea Aimar

sabato 3 novembre 2007

Forum del Gippy

Ciao a tutti/e,
sono lieto di annunciarvi la nascita del forum del Liceo Scientifico "G. Peano" di Cuneo, rivolto in particolare agli studenti e alle studentesse dell'istituto, ma aperto anche a esterni o ex alliev*.

Io sarò l'amministratore del forum e vi invito a visitare

www.gpeano.mastertopforum.com

e iscrivervi!

Ringrazio Maffo per i consigli che mi ha dato, senza i quali non avrei fatto nulla.

giovedì 1 novembre 2007

Cane ucciso per "arte". Firma la lettera di protesta!


Guillermo Habacuc Vargas, sedicente artista del Costa Rica, in una delle sue mostre presso la Galeríam Códice ha esposto la sua peggiore opera: un cane, pelle ed ossa, legato con una corda e lasciato lì a morire di fame e di sete.
Vargas aveva pagato dei bambini affinché catturassero un cane randagio per poi utilizzarlo come “opera”. L’opera d'arte consisteva appunto nel guardare l’agonia e la sofferenza fino alla morte.
Alle persone presenti alla mostra era stato vietato di portare cibo ed acqua, chiunque cercava di avvicinarsi per accudire l’animale, veniva allontanato in malo modo con insulti.
Il messaggio sopra il cane morente, una scritta fatta di crocchette che riportava la frase:"Sei quello che leggi".
Vargas è stato inoltre selezionato per rappresentare il Costa Rica alla Biennale Centro Americana del 2008.

Firmate e diffondete la petizione OIPA affinché simili atrocità non vengano mai più commesse. La morte di un animale non è arte bensì crudeltà.

http://www.oipaitalia.com/maltrattamenti/appelli/costarica.html

Medardo prima della battaglia

"Quella notte, benché stanco, Medardo tardò a dormire.
Camminava avanti e indietro vicino alla sua tenda e sentiva i richiami delle sentinelle, i cavalli nitrire e il rotto parlar nel sonno di qualche soldato. Guardava in cielo le stelle di Boemia, pensava al suo nuovo grado, alla battaglia dell'indomani, e alla patria lontana, al suo fruscìo di canne nei torrenti. In cuore non aveva né nostalgia, né dubbio, né apprensione. Ancora per lui le cose erano intere e indiscutibili, e tale era lui stesso. Se avesse potuto prevedere la terribile sorte che l'attendeva, forse avrebbe trovato anch'essa naturale e compiuta, pur in tutto il suo dolore.
Tendeva lo sguardo al margine dell'orizzonte notturno, dove sapeva essere il campo dei nemici, e a braccia conserte si stringeva con le mani le spalle, contento d'aver certezza insieme di realtà lontane e diverse, e della propria presenza in mezzo a esse. Sentiva il sangue di quella guerra crudele, sparso per mille rivi sulla terra, giungere fino a lui; e se ne lasciava lambire, senza provare accanimento né pietà."

Italo Calvino, Il visconte dimezzato (1951)

mercoledì 31 ottobre 2007

Una foto al giorno da Michael Stipe

Michael Stipe, cantante del gruppo rock statunitense R.E.M., ha creato un sito sul quale carica ogni giorno una foto nuova. E' appassionato di fotografia da molto tempo e sentendolo parlare da Fazio, mi è venuta la curiosità di vedere il suo sito. Alcune foto non mi piacciono affatto, ma questa che vi riporto (caricata oggi, 31/10/07) è bella davvero, anche se sul suo sito si vede molto meglio che qui. Se vi interessa, www.futurepicenter.com

lunedì 29 ottobre 2007

Aktuala: world music




Vorrei presentarvi un grande gruppo degli anni settanta, che ebbe scarsa fortuna commerciale, ma incise tre album con musicisti di grande talento, con una world music d'avanguardia, curata nel suono e nella tecnica musicale. Gli Aktuala. Nella foto, i loro strumenti.

In Aktuala c'era il mondo futuro che ancora deve completamente manifestarsi : nell'incontro delle culture del mondo, all'insegna di una partecipazione di tutte le differenti espressioni etniche, mantenendo i valori tradizionali di base dei popoli ( world music ), e anche unendoli negli aspetti comuni, nei confronti, e nelle nuove soluzioni ( world music fusion ) , nella pluricultura del villaggio globale, affinché non si arrivi ad una monocultura, standardizzata global, dettata da un'unica scala temperata di 12 note.

Seguendo la stessa strada di altri gruppi nel mondo, come la Third Ear Band in Inghilterra, gli Aktuala tentarono di fondere la tradizione musicale occidentale con l'uso di strumenti, ritmi e culture africani e asiatici, con un risultato che difficilmente si può definire "progressivo" nel senso classico del termine, e che ricade maggiormente nella sfera della psichedelia o dell'avanguardia.

Il gruppo si formò intorno al 1972 a Milano ad opera di Walter Maioli, e realizzò il primo album per l'etichetta Bla Bla un anno dopo. Rimasero fuori dal circuito dei grandi festival di quegli anni, preferendo un approccio diverso con il loro pubblico. La loro musica era basata su ogni genere di strumenti, con un risultato altamente originale, anche se non di facile ascolto per tutti.

Il secondo album, La terra, portò dei mutamenti alla formazione, con l'abbandono di Lino Vaccina e Laura Maioli, l'ingresso di Otto Corrado (sax, flauto - dai N.A.D.M.A.), Attilio Zanchi (chitarra acustica - proveniente da Come Le Foglie) e l'arpista olandese Marjon Klok (arpa, percussioni), e l'inizio di una collaborazione con il percussionista indiano Trilok Gurku. Dopo l'uscita del disco gli Aktuala si trasferirono in Marocco, e questa esperienza portò alla realizzazione del terzo album, Tappeto volante, nel 1976, uno dei primi esempi di "world music" mai realizzati in Italia.

Dopo lo scioglimento del gruppo, Walter Maioli ha continuato la sua ricerca delle origini degli strumenti e delle tradizioni musicali, ed è ancora attivo in questo campo con "Il centro del suono" insieme alla figlia Luce. Il suo album autoprodotto del 1980 Futuro antico, insieme al tastierista Riccardo Sinigaglia, uscì solo su cassetta e dieci anni dopo in vinile, ed è ancora basato su melodie orientali, questa volta mescolate con l'uso di strumenti elettronici.

http://www.italianprog.com/it/a_aktuala.htm


AKTUALA, 1974, precursori della world music con il disco "La Terra"


Fino ai primi Anni Settanta l'impiego di strumenti e strutture musicali etniche erano presenti in un certo tipo di Jazz o musica contemporanea. John Coltrane impiegava moduli africani e asiatici nelle sue composizioni per sassofono, pianoforte, contrabbasso e batteria. Oppure Charlie Mariano o Yusef Lateef , che usavano strumenti musicali e scale melodiche etniche in abbinamento con il piano, la batteria etc. Don Cherry attraverso il misticismo orientale impiegava strumenti etnici, anche separati dal Jazz. Così gruppi rock come i Beatles e i Rolling Stones, per citare gli esempi più noti, impiegarono in qualche loro composizione strumenti musicali extraeuropei, come il sitar, percussioni etc.

Questa era la situazione in cui emerse AKTUALA, con una formula nuova che non si basava solo sul Jazz, ma una formula strumentale rigorosamente senza batteria, pianoforte e contrabbasso (cioè gli strumenti base del sound jazzistico, la batteria e il contrabasso con il loro swing, il piano con le armonizzazioni).

Una miriade di percussioni sostituiva la batteria (la formula che ha consentito di far emergere strumenti come le tabla in combinazioni con altre percussioni, formula che ha reso vincente un personaggio come Trilok Gurtu, uno dei più valenti percussionisti contemporanei), invece del piano, antichi e strani strumenti a corda come la balalaica, o il saz e una miriade di fiati, più effetti sonori misteriosi e nuovi per quell'epoca.

Il tutto all'insegna di parallelismi tra stili musicali compatibili, come per i ritmi dispari che ritroviamo largamente impiegati nei Balcani, come nei Gamelang Gong di Bali, così, nella musica indiana. Il tutto con codici di improvvisazioni incrociati. Oppure, la creazione di nuovi impasti sonori di fiati, dovuti alla sperimentazione di combinazioni inusitate di strumenti, come per esempio: lo zurna + sax soprano + flauto + armonica bassa. (album : La Terra ).

Il capolavoro degli Aktuala è l'album La Terra realizzato nel 73 e messo in commercio nel 74, uno dei primi lavori in assoluto non ancora eguagliato della world music in termini di fusioni stilistiche e sonore, e per l'originalità degli insiemi strumentali e la concettualità nelle intenzioni artistiche.

Basta guardare la formazione di artisti radunata da Walter Maioli per rendersi conto di quale straordinario mix psichico-artistico- culturale rappresenta il gruppo Aktuala che ha inciso La Terra .

Walter Maioli, risulta essere per il copyright Italiano (la SIAE) l'autore delle composizioni musicali ( questo è stato voluto soprattutto dal produttore Pino Massara), ma più che compositore “ritmico-melodico”, compositore nel senso che ha “creato la formazione”, unendo persone dalle particolarissime ed eccezionali doti, non solo artistiche, dando loro le formule di combinazioni sonore e musicali su cui poter muoversi a loro agio, così da poter esprimere il meglio di se stessi.

Quindi in questo gruppo che ha inciso La Terra abbiamo:

- un autentico jazzista : Daniele Cavallanti (sin da ragazzino è sempre stato considerato un prodigioso sassofonista)
- un flautista e sassofonista di musica classica contemporanea : Otto Corrado (il più “classico edeclettico” musicista del free Jazz italiano, già con il gruppo Nadma)
- un chitarrista psichedelico : Antonio Cerantola ( anche lui da ragazzo era il migliore e piùintroverso e medianico della scuola di chitarra)
- un chitarrista rock- country : Attilo Zanchi (ho capito subito che aveva la velocità nelle mani e nella testa per stare al passo ritmico di un mostro del ritmo come Trilok)
- un maestro dell'improvvisazione sul violoncello : Marino Vismara (virtuoso, con una forte preparazione classica, appartenente ad una famiglia di musicisti fiorentini. Già con i Nadma)
- un virtuoso della viola classica : Maurizio Dones ( tra i più promettenti allievi del conservatorio, curioso e geniale, disposto a cimentarsi e confrontarsi con scale acrobatiche persiane etc.)
- una arpista di Amsterdam : Marjon Klok (l'olandese volante, con una rara apertura mentale e capace di marcare straordinari ritmi e accenti d'arpa, ben oltre la musica Celtica)
- un più unico che raro tablista indiano : Trilok Gurtu (super straordinario tablista indiano, un irrequieto miracolo che siamo riusciti a trattenere in Italia per quasi due anni, a cui ho dato, in anteprima tutti i miei strumenti a percussione e iniziato alla musica etnica, e il “nuovo Jazz” per poter andare veramente oltre)
- un maestro dei suoni, flautista e filosofo della musica : Walter Maioli (definito da Cavallanti come il teorico della banda e chiamato muziekmagier dagli amici olandesi del Conservatorio di Den Haag)

+ un grande produttore discografico : Pino Massara , che ha curato i missaggi e supervisionato il prodotto.Il tutto sotto la spinta di Franco Battiato (famoso e geniale cantautore italiano) che giustamente aveva intuito il potenziale di tutta la faccenda. (Walter Maioli)



More: http://www.soundcenter.it/aktuala.htm

Il Berlusca e la Mondadori illegale...

Lodo Mondadori, Previti condannato
La Cassazione conferma la sentenza d'appello

di GIUSEPPE D'AVANZO


Cesare Previti


La sentenza che permise a Silvio Berlusconi di sottrarre la Mondadori al Gruppo Espresso-la Repubblica fu comprata con 425 milioni di lire forniti dal conto All Iberian di Fininvest a Cesare Previti e poi, dall'avvocato di fiducia di Silvio Berlusconi, consegnati al giudice Vittorio Metta. La Cassazione condanna definitivamente Cesare Previti, il giudice corrotto e, quel che soprattutto conta, rimuove una patacca che è in pubblica circolazione da due decenni. L'uomo del fare, Silvio Berlusconi, è l'uomo del sopraffare, del gioco sottobanco, della baratteria illegale. La sentenza dimostra la forma fraudolenta e storta della sua fortuna imprenditoriale. Mortifica la koiné originaria con cui Berlusconi si è presentato al Paese ricavandone fiducia e consenso, entusiasmandolo con la sua energica immagine di imprenditore purissimo capace di rimettere in sesto il Paese - e rimodellarne il futuro - con la stessa sapienza e determinazione con cui egli aveva costruito il suo successo, conquistato aziende e quote di mercato, sbaragliato i competitori.

Berlusconi, se non sapeva delle manovre di Previti (e non si può dire il contrario), è stato un gonzo e, nella sua formidabile ingenuità, ha trascinato il Paese e le sue regole verso la crisi per difendere un mascalzone che soltanto agli occhi del Candido di Arcore appariva un maestro del diritto e un martire della giustizia.
La sentenza della Cassazione scolpisce dunque un'altra biografia di Berlusconi. Ci dice che non è oro quel che riluce nella sua storia imprenditoriale. Sapesse o non sapesse quali erano i metodi criminali del suo avvocato, il profilo di imprenditore dell'uomo di Arcore ne esce irrimediabilmente ammaccato, deformato. La sua Fininvest ha barato. Il suo avvocato giocava con carte truccate.

articolo completo: www.repubblica.it/2007/07/sezioni/cronaca/cassazione-previti/
lodo-condanna/lodo-condanna.html

John Cage - 4'33

4'33'' di John Cage eseguito al pianoforte da David Tudor.


Qui http://it.youtube.com/watch?v=hUJagb7hL0E potete vedere una versione molto simpatica dello stesso brano per orchestra.

domenica 28 ottobre 2007

John Cage


Un atto dello spirito

«Udire, come vedere, è immaginare; si tratta di un atto dello spirito»(1).
Questa frase, di Dujka Smoje, può riassumere e giustificare l’esperienza musicale di quella che è una delle figure più emblematiche dell’avanguardia musicale del dopoguerra, John Cage.
La sua opera presuppone una definizione di musica diversa da quella convenzionale, un altro senso della composizione che, ponendo interprete e pubblico sul piano del compositore, «è intesa come una dimostrazione della vita»(2).
Il musicista diviene sensibile alle vibrazioni dell’ambiente, di ogni suono di qualsiasi natura. Questo presuppone «la disponibilità, il distacco, il silenzio interiore, il vuoto», appunto un atto dello spirito. Questo tipo di concezione deriva dalla conoscenza da parte di Cage delle filosofie orientali come lo zen e il taoismo e diventa quindi una filosofia di vita prima che sperimentazione musicale, risultando effettivamente di difficile comprensione e accettazione se osservata secondo la concezione musicale tradizionale europea.
Presenterò qui brevemente un aspetto fondamentale della musica cageana: il silenzio, cui si può associare quello di alea. 4’33’’, forse il brano più conosciuto, è una composizione aleatoria in cui il silenzio fa da padrone: l’esecutore (originalmente un pianista) suddivide il tempo determinato dal titolo in tre movimenti nei quali l’unica indicazione data dal compositore è Tacet, letteralmente egli tace. Questo brano-simbolo mostra ciò che è evidente: né il silenzio né la musica in senso assoluto possono esistere. Il silenzio potenzialmente contiene tutti i suoni e tutti i rumori (che sono indifferenziati dai primi) ed è aperto a tutte le possibilità, divenendo indeterminato, aleatorio. Questa concezione deriva dalla filosofia zen, che come ho detto influenzò Cage, secondo la quale il silenzio (ku) va inteso come spazio in cui tutto avviene secondo la propria natura, sia nella realtà che nella mente umana: udire è immaginare. 4’33’’ vuole spostare quindi l’attenzione del pubblico sui suoni che esso stesso produce, insieme ai suoni imprevedibili, che determinano l’unicità di ogni esecuzione del brano. Per Cage, infatti, la reazione del pubblico di fronte ad un esecuzione, è parte integrante della stessa: la sua musica è una serie di eventi sonori legati tra loro da casualità e da un rapporto, mutante, di causa-effetto. Questa varietà di suoni rappresenta inoltre la realtà sonora che ci circonda quotidianamente secondo lo zen, che implica la consapevolezza del fluire degli eventi, anche quelli apparentemente più insignificanti.
I risultati udibili dell’azione sperimentale, per Cage, devono essere imprevedibili, anche per il compositore e l’interprete. Alla base di questo tipo di composizione sta la non-intenzionalità, la «mortificazione imposta a qualsiasi soggettività operante come fattore decisionale», che vale per tutte le parti coinvolte.
Considerando tutti questi aspetti dobbiamo ridefinire anche il concetto di silenzio, il cui risultato uditivo è imprevedibile, ma caratterizzato da una certa omogeneità di suono, sotto la quale si celano le differenze. Infatti, pur essendo differente ogni istante da quello immediatamente precedente o successivo, se si considera un lasso di tempo più o meno lungo, come i quattro minuti di 4’33’’, possiamo cogliere una certa omogeneità. Accettando questa definizione, possiamo affermare che anche brani come Organ²/ASLSP per organo, One12 per un lettore, Four6 per qualsiasi produttore di suoni, o anche Music for four per quartetto d’archi, possono considerarsi silenzio, in quanto caratterizzati da omogeneità di suono e in quanto portano il pubblico e l’interprete a concentrarsi sui più vari suoni della stessa natura di 4’33’’, che caratterizzano appunto il silenzio e sottolineano l’inserimento di qualsiasi realtà in un ambiente sonoro, che non si differenzia più dalla musica intesa come arte somma da proteggere dai rumori naturali o dai suoni provenienti dall’esterno rispetto al luogo di esecuzione – come la tradizione vuole fin da quando la produzione artistica musicale si è trasferita in ambienti chiusi, portando al disprezzo dei rumori e della musica di strada – ma si mischia con essi, includendoli nell’opera artistica.

«Il silenzio è sempre più perfetto della musica. Bisogna solo imparare ad ascoltarlo (…). Tutto è già pieno Noi non riusciamo neppure a immaginare quante cose ci siano nell’aria. (…) Le persone in generale non le vedono: non ascoltano tutto quanto si trova nel silenzio che ci circonda»(3)

Gianluca Cavallo

(1) Dujka Smoje, L’udibile e l’inudibile, in Le avanguardie musicali nel Novecento nella collana Enciclopedia della Musica, Einaudi, Milano, 2006, p. 187

(2) Cage in Dujka Smoje, L’udibile e l’inudibile, in Le avanguardie musicali nel Novecento nella collana Enciclopedia della Musica, Einaudi, Milano, 2006, p. 195

(3) Arvo Pärt in Dujka Smoje, L’udibile e l’inudibile, in Le avanguardie musicali nel Novecento nella collana Enciclopedia della Musica, Einaudi, Milano, 2006, p. 188

Qui jubilat non verba dicit


Il titolo del mio blog è dovuto alla mia più grande passione: la musica. E' infatti tratto da quella che secondo me è la migliore definizione di musica, di S. Agostino:

Qui jubilat non verba dicit, sed sonus quidem est laetitiae sine verbis... Gaudens homo in exsultatione sua ex verbis quibusdam, quae non possunt dici et intelligi, erumpit in vocem quandam exsultationis sine verbis; ita ut appareat, eum ipsa voce gaudere quidem, sed quasi repletum nimio gaudio, non posse verbis explicare quod gaudet.

Ossia:

Colui che giubila non dice parole, ma è una specie di suono senza parole... Godendo nella sua esultanza di certe parole che non si possono dire nè intendere, l'uomo prorompe in una specie di voce d'esultanza senza parole; sì ch'egli pare godere nella voce stessa, incapace, per troppo gaudio, di spiegare con parole ciò che gode.

Il testo con tanto di traduzione è tratto da "Breve storia della musica" di Massimo Mila.

Ciao!

La genesi dei nomi.

Ciao,
eccomi a spiegare la genesi dei miei vari nomi:
Durante lo scorso capodanno, io ed i miei amici abbiamo cominciato a parlare dei nomi più assurdi, finchè non è venuto fuori Tobia, nome talmente brutto che ha suscitato la mia ilarità. Inoltre Tobia è un nome che si può dare solo a un cane e io per certa strana gente sono un cane.
Ettore Rodrigo invece ha una storia molto più lunga:
due anni fa trovai un peluche verde impigliato in una rete, lo presi e divenne la mascotte della 1^ E, la classe in cui ero. L'anno successivo, una prof. pazza, si innamorò di Giacomo (il peluche verde) e lo tenne con sè, infatti ce l'ha ancora ora. Siccome questa prof era davvero pazza, si inventava continuamente storie su Giacomo e lo fece addirittura sposare. Da questo matrimonio nacque un filio che venne battezzato dal sottoscritto e da quella prof col nome di Ettore Rodrigo. Infatti sopra il lenzuolo che avvolgeva la neonata creatura (di ceramica) era scritto "E R". Ettore venne spontaneo e Rodrigo fu da parte sua un omaggio a Manzoni (don Rodrigo) e da parte mia un omaggio alla musica (J. Rodrigo).
Bene, ora tutto è chiaro. Vi prometto che i prossimi post saranno più interessanti.

Ciao!

Ciao a tutti/e,
oggi mi sono deciso per la creazione di un blog. Non so quanto riuscirò a scrivere, ma spero comunque di aver qualcosa da dire.
Vi ringrazio per essere venuti a vedere questo blog e mi raccomando, commentate e pubblicizzate!!
Ora, vi spiego un paio di cose: il blog si chiama gian perchè io sono Gian, tobia, perché sono anche Tobia, sul forum di chitarra per esempio. Ma sul blog sono Ettore Rodrigo. Perché? Boh! Non l'ho fatto apposta, non ne so niente. L'anno scorso mi ero aperto un account blogger (si chiama così?) con quel nome e poi l'avevo dimenticato, così come avevo dimenticato la password. Adesso è ricomparso, misteriosamente. Nel prossimo post vi spiegherò come i vari nomi sono nati.

Ciao ciao