Ieri un mio amico jazzista mi ha tirato fuori questa questione:ma a cosa serve studiare e studiare per fare un brano scritto, che puoi suonare per te o per gli altri, ma rimane quello lì, fisso e immobile come derivato dalla carta stampata, nonostante l'interpretazione che uno può dare.Se assisti a un concerto di classica loro sono là e tu sei lì, seduto, e li guardi mentre eseguono un pezzo.Se vai a un concerto rock o jazz, chi suona ti trasmette tutta la sua energia, tutto quello che potrebbe esprimerti con una chitarra ringhiante e con i suoni anche sporchi... Ti coinvolge... chi suona "parla" e interagisce col suo pubblico...A cosa serve allora suonare pezzi di altri? Cosa trasmettono?
Beh secondo me soltanto una cosa può risolvere qualsiasi problema di questo tipo: ascoltare tutta la musica: ogni genere ha qualcosa da trasmettere e può insegnare qualcosa, può divertire.
"Il divertimento è una cosa seria" (I. Calvino).
Però qualcosa in difesa della classica lo devo dire:
il messaggio trasmesso dall/dagli esecutore/i, è soltanto in minima percentuale proprio di chi presenta il brano, secondo me. Il vero "messaggio" è quello del compositore che ci sta dietro, ma è pur sempre presente. Si tratta semplicemente di due sistemi diversi di linguaggio, di comunicazione, di espressione (questo è la Musica).
Ascoltando opere come il concerto in sol di Ravel, la sagra della primavera stravinskiana, La mère di Debussy, le opere per coro a cappella di Ligeti o la passacaglia di Webern. Oppure una sinfonia di Beethoven o Caikovski (per dirne qualcuno) non si può dire che non trasmetta niente, anzi, è un'aggregazione di sentimenti ed emozioni (interpretabili come si crede), immagini e sensazioni senza limiti, che lascia esterefatti. E se si va ad ascoltare un orchestra, può sembrare laggiù ferma e "ripetente", ma il risultato musicale è sensazionale.
Adesso devo andare, ma potrei dilungarmi, quindi: viva la musica, ogni genere!
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