sabato 13 agosto 2011

L'uomo saggio e/è il politico

«Non bisogna forse dire che, in assoluto e secondo verità, oggetto del volere è il bene, ma che per ciascuno è un bene apparente; che per l’uomo eccellente è il bene secondo verità, mentre per l’uomo dappoco è ciò che capita… ?» Questo passo dell’ Etica Nicomachea di Aristotele(1113a 23-28, trad. C. Natali, Laterza) si pone sulla stessa linea della critica alla dottrina relativistica di Protagora condotta con appassionata verve nella Metafisica. Secondo Aristotele, ciò che afferma Protagora non è completamente sbagliato: è vero che a ciascuno appare una verità differente, ma questa è appunto una verità soltanto relativa e dipende dallo stato fisico-psichico del soggetto, dal tempo, dal luogo, ecc. (purtroppo non ho il testo della Metafisica sotto mano). Correggendo Protagora, dunque, Aristotele afferma che oltre a questa verità relativa e apparente vi è una verità assoluta, che può essere conosciuta dall’uomo eccellente e saggio. Ma come determinare l’uomo saggio?

Nella Metafisica Aristotele riprende una critica che già Platone, nel Teeteto (anche questo non l’ho sotto mano), aveva mosso contro Protagora per voce di Socrate. L’argomento suona più o meno così: non si può affermare che la verità che appare a uno è dello stesso valore della verità che appare a un altro, altrimenti si dovrebbe arrivare a sostenere, per esempio, che farsi curare da un medico (che conosce una certa verità circa la salute) o da una persona qualsiasi (che pure conosce una certa verità sulla questione) sia la stessa cosa. Così, dunque, come si sceglie il medico per curare il corpo, si dovrà scegliere il saggio, diciamo, per curare l’anima. Ma il saggio non è altri che il politico; infatti è il politico che determina ciò che è bene e male per la comunità, e perciò legifera, in base alla sua saggezza riconosciuta e all’autorità che su questa si fonda (vedi anche il post precedente). Se un politico perde questa considerazione, perde anche la legittimità. Allora non siamo così distanti dalla proposta platonica di dare incarico di governo ai filosofi.

(Certo il saggio, di per sé, per Aristotele, è l’uomo virtuoso in generale, ma il politico è sicuramente una figura che deve rispondere a queste caratteristiche).

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