venerdì 29 aprile 2011

Nota sull'alienazione

Il concetto di alienazione è correlato a quello di una determinata conformazione sociale, entro la quale una specifica e identificabile classe di uomini (i proletari) sono alienati. Rispetto alla società postmoderna si parla di individuo frammentato, schizofrenico, piuttosto che alienato. Ma la condizione odierna dell’uomo, in tutti i sensi precario, disorientato, incapace di una mappatura cognitiva della sua posizione sociale (sia in senso verticale che orizzontale*), con un rapporto eventualmente euforico con la realtà, non è che la realizzazione compiuta dell’alienazione, in quanto l’individuo è completamente estraneo perfino a se stesso, incapace di riconoscersi come soggetto sociale, impotente di fronte al mondo, ignorante circa i complessi funzionamenti del potere e dello spettacolo che da questo è prodotto e che questo ideologicamente legittima. L’individuo è sottoposto a una “violenza simbolica” (Bourdieau) che lo convince di essere libero quando in realtà non lo è; ed egli si esalta nella sua finta libertà di consumatore come i personaggi drogati di soma nel romanzo distopico di Huxley. Senza contare che, a margine della società, un gruppo disomogeneo di persone è costretto dallo stesso sistema a lottare per la semplice sopravvivenza.

*intendo: in senso verticale il soggetto è incapace di riconoscere la sua posizione nella scala sociale, cioè chi e quanti hanno potere su di lui; in senso orizzontale in quanto ha perso completamente qualsiasi senso di appartenenza ad una classe, ritrovandosi isolato e dunque ancor più incapace (incapacitato, reso incapace) di riconoscersi e lottare.

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