martedì 22 settembre 2009

Battiamoci per una scuola migliore

A un anno dalle manifestazione più plateali della crisi i governi emettono dichiarazioni rassicuranti. Ma in Italia vi è il ricorso alla cassa integrazione, che comunque non può essere infinita, e si prevede un’ondata massiccia di licenziamenti (tra 700.000 e 1 milione entro il 2010). Nel complesso, i governi dei paesi capitalisti sono riusciti sinora ad affrontare la crisi senza particolari contraccolpi politici, né esplosione di tensioni sociali. Sono riusciti ad essere egemoni. Questa egemonia non è però assoluta: i lavoratori della INNSE di Milano, grazie ad una resistenza compatta e all’adozione di una forma di protesta radicale e comunicativa sono riusciti a spuntarla e a dare il segnale che si può contrastare il piano padronale e resistere. Le proteste sui tetti dei capannoni delle fabbriche si sono moltiplicate e si sono estese anche al settore dei precari della scuola.

Il ministro Gelmini vorrebbe, proprio nel primo giorno di scuola, un “giuramento” di fede e sottomissione politica (che ricorda altri giuramenti della storia). Tutto il nostro passato è oggetto di denigrazione e calunnia: “il ’68 è la causa di ogni male e deve essere estirpato”, “la stagione dei movimenti ha prodotto il terrorismo, i sindacati disordine ed inefficienza”, “il PCI è sempre stato tramite di stalinismo”, la resistenza fu criminale ed è equiparata all’avversario. Senza l’intervento del Cavaliere inviato dalla Provvidenza, l’ Italia, dal 1994, sarebbe comunista.

Da quest’anno, a fronte di un aumento del numero degli studenti, avremo 47.000 insegnanti in meno e 25.000 precari tra docenti e personale tecnico amministrativo. Nella nostra provincia i posti tagliati tra insegnanti e personale ATA sono più di 400. Molti non hanno più avuto la nomina già nella fase provinciale, ma l’impatto maggiore lo subiscono i precari della graduatorie d’istituto che da anni permettono alle scuole cuneesi di funzionare: sarà un licenziamento ancora più subdolo e silenzioso, perché vissuto individualmente in attesa di una chiamata che quasi certamente non arriverà. Non solo i precari sono stati colpiti dalla riduzione di organico, tantissimi docenti di ruolo con molta esperienza ed anzianità di servizio sono stati dichiarati in esubero e trasferiti, con disagi personali e compromissione della continuità didattica (scuola elementare di Cuneo con 5 insegnanti per coprire 30 ore settimanali, altro che maestro unico!).

Nei prossimi tre anni, secondo il programma del governo, la situazione peggiorerà ulteriormente in seguito ad un taglio della spesa per l’istruzione del 20% ed alla riduzione di personale di altre 150.000 unità. Il disegno del Ministro Gelmini, esplicitato più volte negli scorsi mesi, è quello di trasformare l’istruzione da bene pubblico che garantisce a tutti pari opportunità di apprendimento, in un servizio a domanda individuale, anche attraverso finanziamenti alle scuole paritarie, calpestando i valori della nostra Costituzione.

Auspichiamo che numerosi docenti e studenti facciano sentire la propria voce in maniera decisa e persistente contro le decisioni e le affermazione del ministro e del governo, affinché
-sia garantita un’istruzione libera, completa e aperta a tutti;
-vengano ripristinati gli 8 miliardi di euro sottratti alla scuola pubblica;
-vengano stanziati ulteriori fondi per la messa a norma di tutti gli edifici scolastici, per rendere sicure e decorose le scuole italiane e assicurare lavoro a migliaia di persone.

Si reperiscano i fondi necessari recuperando l’1% dell’evasione fiscale; tassando con aliquote pari a quelle degli altri paesi europei le grandi ricchezze e le rendite finanziarie; riducendo le spese per gli armamenti, partendo dal ritiro delle truppe dall’Afghanistan, per le quali, al contrario, il governo ha deciso di aumentare lo stipendio mensile.

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