lunedì 1 luglio 2013

Antitesi (Adorno)

Antitesi. Chi non collabora corre il pericolo di credersi migliore degli altri e di fare della propria critica della società una ideologia al servizio del proprio interesse privato. Mentre cerca di fare della propria esistenza una fragile immagine della vera, egli dovrebbe sempre tener presente questa fragilità, e sapere quanto poco l'immagine sostituisce la vera vita. A questo riconoscimento contrasta la forza irresistibile dell'elemento borghese in lui. Chi si tiene in disparte non è meno invischiato dell'attivo e affaccendato: nei cui confronti non ha che il vantaggio di conoscere il proprio irretimento e la felicità di quel tanto di libertà che è insito nel conoscere come tale. La propria distanza dal business è un lusso che il business rende possibile. Perciò ogni sforzo di sottrarsi reca i tratti di ciò che è negato. La freddezza a cui non può non dar luogo non è dissimile dalla freddezza borghese. Nel principio monadologico, anche dove protesta, è sempre implicito l'universale dominante. (…) La sottomissione della vita al processo della produzione impone a ciascuno – con costrizione umiliante – qualcosa dell'isolamento e della solitudine che siamo tentati di considerare come l'oggetto della nostra scelta superiore. È sempre stato un elemento costitutivo dell'ideologia borghese, che ogni singolo individuo, nel suo interesse particolare, si ritiene migliore di tutti gli altri, mentre mette sopra di sé gli altri, in quanto comunità di tutti i clienti. Dopo l'abdicazione della vecchia borghesia, l'uno e l'altro atteggiamento sopravvivono nello spirito degli intellettuali, che sono gli ultimi nemici dei borghesi e, nello stesso tempo, gli ultimi borghesi. In quanto si concedono ancora il lusso del pensiero contro la nuda riproduzione dell'esistenza, si comportano come privilegiati; arrestandosi al pensiero, dichiarano la nullità del loro privilegio. L'esistenza privata, che aspira a somigliare all'esistenza degna dell'uomo, tradisce quest'ultima, in quanto la somiglianza è sottratta alla realizzazione universale, che pure ha bisogno, oggi più che mai, della riflessione indipendente. Non c'è via d'uscita da questo irretimento. Il solo atteggiamento responsabile è quello di vietarsi l'abuso ideologico della propria esistenza, e – per il resto – condursi, nella vita privata, con la modestia e la mancanza di pretese a cui ci obbliga, da tempo, non più la buona educazione, ma la vergogna di possedere ancora, nell'inferno, l'aria per respirare.

Theodor W. Adorno, Minima moralia, 6.

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