"Terzo articolo definitivo per la pace perpetua.
'Il diritto cosmopolitico deve limitarsi alle condizioni di un'ospitalità universale'.
Qui, come nell'articolo precedente, non si parla di filantropia, ma di diritto, ed in questo senso 'ospitalità' significa il diritto di uno straniero di non essere trattato come nemico al suo arrivo nel territorio d'un altro paese. QUest'ultimo può rifiutarlo, quando ciò non comprometta la sua esistenza; ma finché rimane pacificamente al suo posto, non può trattarlo ostilmente. Ciò cui può pretendere non è un diritto di ospitalità, ma un diritto di visita, che autorizza ogni uomo ad offrirsi come componente della società, in virtù del diritto al comune possesso della superficie della terra. Dato che tale superficie è sferica, gli uomini non si possono su di essa disperdere all'infinito, ma devono infine rassegnarsi a vivere gli uni accanto agli altri, ma originariamente nessuno ha più diritto di un altro di occupare una determinata porzione di terra.
(...)
Se ora si paragona la condotta inospitale degli Stati civilizzati, e specialmente degli Stati commercianti del nostro continente, l'ingiustizia da essi dimostrata della loro condotta nella visita (che per loro è sinonimo di conquista) di paesi e popoli stranieri, non può non fare inorridire. L'America, i paesi dei popoli neri, il Capo di Buona Speranza eccetera, per gli scopritori erano terra di nessuno (territori che non ppartenevano a nessuno); essi infatti non tenevano alcun conto degli indigeni. Nelle Indie orientali, col pretesto di stabilire semplici scali commerciali, essi introdussero truppe straniere, e con esse oppressero gli indigeni, suscitarono estese guerre tra i diversi Stati; vi provocarono carestie, rivolte, tradimenti e tutta la litania dei mali che possono affliggere l'umanità.
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La cosa peggiore (o migliore, se si giudica dal punto di vista morale) è che essi non godono mai di tutte queste violenze, che tutte queste società commerciali sono sull'orlo della rovina, che le isole dello zucchero, sede della schiavitù più crudele e più raffinata, non forniscono un reale guadagno, e sono utili solo indirettamente, e per un fine non molto lodevole, cioè per la formazione di marinai per la marina militare, quindi ancora per condurre guerre in Europa; e questo per potenze che fanno gran mostra di devozione, e che, mentre commettono ingiustizie come si beve un bicchiere d'acqua, vogliono farsi passare per campioni di rispetto del diritto.
Dato che l'interdipendenza (più o meno stretta) tra i popoli della terra si è estesa a tal punto, che la violazione del diritto in un punto della terra è avvertita dovunque, l'idea d'un diritto cosmopolitico non è affatto una rappresentazione fantastica ed esagerata del diritto, ma un necessario completamento del codice non scritto, che al di là del diritto statale e internazionale tende verso un diritto pubblico dell'umanità, e pertanto alla pace perpetua, alla quale ci si può lusingare di avvicinarsi continuamente solo a questa condizione."
Immanuel Kant, Per la pace perpetua, traduzione e cura di Alberto Bosi, ed. Cultura della Pace, San Domenico di Fiesole, 1995, pp.136-38
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