giovedì 27 agosto 2009

Partito Sociale


Fare qualcosa di concreto.
Fare da subito qualcosa di utile per sé e per gli altri.
Unirsi per affrontare le mille questioni di ogni giorno: la spesa, i figli, gli anziani, la salute. Anche il divertimento.
Unirsi perché la vita è diventata sempre più difficile e perché si è sempre più soli e da soli non si risolve nulla.
Questa è l’idea del Partito Sociale: fare piccole trasformazioni per preparare le grandi.
Prima di chiedere, costruire; prima di votare, organizzarsi.
Prima di lottare, e per farlo meglio, conoscere tutti quelli che hanno il nostro stesso problema.
Avere la testa nel futuro e le mani immerse nel presente.
Contro la politica fatta di favori, contro la politica fatta per i ricchi, riscoprire che la prima scelta politica di coloro che non hanno potere è associarsi, per trasformare oggi la vita quotidiana e domani la società.

www.partitosociale.org

PACCHETTO ANTICRISI
http://www.partitosociale.org/index.php?option=com_content&view=section&layout=blog&id=5&Itemid=54

Scarica il pacchetto anticrisi dal link sopra!
Funzionalità:
-come costituire un GAP (gruppo di acquisto popolare)
-come costruire una cassa di resistenza
-come difendere il posto di lavoro davanti ai cancelli
-come lottare per il diritto all'abitare
-come costruire sportelli sociali
-come tutelarsi legalmente


sabato 22 agosto 2009

Il ritorno a casa

(...)
O solitudine, tu patria mia, solitudine! Come a me parla, tenera e beata, la tua voce!
Noi non ci interroghiamo a vicenda né lanciamo rimostranze, aperti l'uno all'altra, passiamo per porte aperte.
Perché da te è tutto aperto e chiaro; e anche le ore scorrono qui su piedi più leggeri. Nel buio, infatti, più che alla luce, è faticoso sopportare il tempo.
Qui mi si dischiudono tutte le parole dell'essere, balzando dagli scrigni che le contengono: l'essere tutto vuol qui diventare parola, e tutto il divenire qui vuole imparare da me parola.
Ma laggiù in basso - là è vano qualsiasi discorso! Là la migliore saggezza è tacere e passare oltre: questo - adesso ho imparato!
Chi presso gli uomini tutto volesse comprendere, dovrebbe toccare tutto. Ma le mie mani sono troppo pulite per farlo. Già non sopporto di respirare il loro respiro; ahimè, aver dovuto vivere così a lungo in mezzo al loro strepito e al loro alito cattivo!
Oh silenzio beato intorno a me! Oh puri aromi! Oh, come questo silenzio attinge il suo puro respiro dalle profonde cavità del petto! Oh, come sta in ascolto, questo silenzio beato!
Ma laggiù in basso - là tutti parlano, e nessuno fa attenzione. Anche a propagare la saggezza propria con squillo di campane: ai mercanti sul mercato basterà far tintinnare pochi soldi, per sovrastarne il suono!
Tutti parlano presso di loro, nessuno è più capace di intendere. Tutto va a finire nell'acqua, nulla più in profonde sorgenti.
Tutti parlano presso di loro, ma nulla riesce più e giunge alla fine. Tutti starnazzano, ma chi ha voglia di rimanere in silenzio sul suo nido a covar l'uova?
Tutti presso di loro parlano, e tutto viene logorato a forza di parole. E ciò che ieri era troppo duro perfino per il tempo e la sua zanna: oggi penzola rosicchiato a brandelli dal muso degli uomini d'oggi.
Tutti presso di loro parlano, e tutto viene messo in piazza. E ciò che un tempo si chiamò segreto e intimità di anime profonde, oggi viene strombazzato per le strade da ogni genere di schiamazzatori.
O natura dell'uomo, bizzarra natura! Strepito per vicoli bui! Or sei di nuovo dietro di me: - il più grande dei miei pericoli è dietro di me!
Il più grande dei miei pericoli fu sempre quello di risparmiare gli altri e di averne compassione; e ogni natura umana vuol essere risparmiata e sopportata.
Con verità rattenute, con una mano folle e un cuore infatuato e ricco di piccole bugie compassionevoli: - così ho sempre vissuto tra gli uomini.
Ho seduto tra loro travestito, disposto a masconoscere me stesso, per poter sopportare loro, e ripetendo sempre a me stesso: "folle, tu non conosci gli uomini!"
Si disimpara a conoscere gli uomini, se si vive tra gli uomini: troppo in tutti gli uomini è solo facciata, - a che servono, tra loro, occhi che mirano e cercano nella lontananza!
E quando disconoscevano me: io, pazzo, proprio per questo avevo più riguardi per loro che per me: avvezzo alla durezza verso me stesso, e spesso vendicando su me stesso la mia clemenza.
Punzecchiato da mosche velenose e scavato, come una pietra, da molte gocce di perfidia, così sedevo in mezzo a loro e per di più cercavo di convincermi: "i piccoli non hanno colpa della loro piccolezza!"
Specialmente quelli che si dicono "i buoni", trovai che erano le più velenose delle mosche: essi punzecchiano in piena innocenza, essi mentono in perfetta innocenza: e come potrebbero essere giusti verso di me!
Chi vive in mezzo ai buoni, la compassione gli insegna a mentire. La compassione rende l'aria intanfita in tutte le anime libere. La scempiaggine dei buoni, infatti, è senza fondo.
Nascondere me stesso e la mia ricchezza - questo ho imparato laggiù in basso: perché non ne trovai uno che non fosse povero di spirito. Questa fu la menzogna della mia compassione: tutti li conoscevo - per ognuno la mia vista e il mio olfatto mi dicevano che cosa per lui fosse spirito a sufficienza e che cosa troppo spirito!
I loro saggi legnosi io lo chiamavo saggi e non di legno, - così imparai a ingozzare parole. I loro becchini: li chiamai ricercatori e sperimentatori, - così imparai a scambiare le parole.
I becchini si scavano le loro malattie. Sotto lo sfasciume di cose decrepite attendono esalazioni pestifere. Ma non si deve rimestare la melma. Bisogna vivere sui monti.
Le narici beate, aspiro di nuovo la libertà dei monti! Finalmente il mio naso è redento dal lezzo di tutto quanto è natura umana.
Solleticata da venti sottili come da vini frizzanti, la mia anima sternutisce, - sternutisce e grida a se stessa giubilante: Salute!

Così parlò Zarathustra.

Ed. Adelphi, 1978

venerdì 21 agosto 2009

Demetrio Stratos


Il 13 giugno di 30 anni fa moriva Demetrio Stratos, uno dei cantanti e musicisti più geniali che la storia della musica -per così dire- leggera abbia mai incontrato. Storico cantante degli Area, egli portò avanti ricerche individuali sullo strumento più naturale e più antico del mondo: la voce. Con questa sola egli teneva interi concerti, portando in giro le sue straordinarie sperimentazioni. La sua voce poi si univa alla musica eccentrica, provocante e avanguardistica della sua band, con cui incise diversi album, fra i quali ritengo particolarmente degni di nota: Arbeit macht frei, Crac!, Caution Radiation Area, Maledetti e Are(A)zione, quest'ultimo registrato live durante la festa del proletariato giovanile in Parco Lambro ('78).
Un video scelto tra i tanti: Cometa rossa (testo in greco).

Couple


Ellen von Unwerth - Galliono, Paris 1993, from Couples
(click on the image for a larger view)

venerdì 7 agosto 2009

Allevi, la musica e l'Osservatore

di Roberto Cotroneo
http://www.unita.it/news/86893/allevi_la_musica_e_losservatore


Abbandoniamo per un giorno i temi politici. E concentriamoci su quelli culturali. Ieri su un giornale molto particolare, "L'Osservatore Romano" è apparsa una recensione davvero interessante. Il critico musicale Marcello Filotei scrive un articolo fortemente polemico nei confronti del pianista Giovanni Allevi e della sua musica. Dice: "Giovanni Allevi non è affatto "strambo", è costruito con una cura assoluta ed è la rappresentazione oleografica del compositore, così come se l'aspetta chi non ha molta consuetudine con le sale da concerto". E più avanti: " il compositore marchigiano arriva e offre al pubblico quello che già conosce... E questa è la forza culturalmente pericolosa dell'operazione Allevi: convincerci che tutto quello che non capiamo non vale la pena di essere compreso. Rassicurati sul fatto che "non siamo noi ignoranti, sono loro che non sanno più scrivere una bella melodia", potremo finalmente andare fieri di non avere mai ascoltato Stravinskij".
La recensione del quotidiano della Santa Sede è molto stimolante. Non tanto per il fenomeno Allevi, che di per se ha pochissimo di interessante, quanto sul fatto che il pianista marchigiano definisce la sua musica: "classica contemporanea". In realtà la musica classica sta ad Allevi come la pizza napoletana sta a quella che vendono surgelata in Germania. E Allevi stesso è un fenomeno commerciale, che porta con se tutti i luoghi comuni sulla musica, sul pianoforte, sull'esecuzione pianistica. Qualunque persona di media cultura musicale capisce immediatamente di che musica si tratta: roba da aereoporto o studio dentistico, perfetta per rimanere in sottofondo. Ma é soprattutto una musica che non ha ambizioni, né di essere ricordata, né di essere ascoltata con emozione.
Eppure è ormai qualche anno che ci si sente ripetere sempre la stessa cosa. Allevi compositore strambo, ragazzino capace di incantare quando siede alla tastiera. E invece se lo ascolti dal vivo ti accorgi che il suo suono non è mai pulito, che la dinamica pianista di Allevi è incerta, e che persino la tecnica non è al livello di un pianista degno di questo nome. Per non parlare del livello delle composizioni. Ma queste cose non le scrive nessuno, perché i critici dei giornali non sono critici, ovvero non sono persone con una preparazione specifica per capire certe cose, ma sono giornalisti che esprimono giudizi. Ovvero persone prive di una vera preparazione che si inventano canoni che non esistono.
Il critico dell'"Osservatore" aggiunge: "In un Paese come l'Italia - dove c'è chi, come Alessandro Baricco, arriva a scrivere e dirigere film per spiegare che Beethoven è sopravvalutato - è abbastanza frequente che si cada nel tranello dell'artista svagato. Certo non è colpa dell'artista in questione, ma di un sistema scolastico fatto di flauti dolci e Fra Martino campanaro che spesso non fornisce gli strumenti per distinguere Arisa da Billie Holiday, figuriamoci Puccini da Allevi".
Io direi che è colpa di tutti. Di tutti quelli che hanno inventato casi, fenomeni, scrittori, geni della musica, artisti che non avevano peso e valore, per moda e per debolezza, e perché proni a un'industria culturale capace di manipolare i media. Il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi. È quello che vado a ripetere qui da mesi. Il crollo culturale di un paese che va di pari passo con il crollo morale. Riguardo ai flauti dolci, magari si insegnasse davvero a suonarli, sarebbe già qualcosa.