martedì 19 agosto 2008

Nova - Blink

Sto ascoltando un album del 1976: Blink, dei Nova.
Veramente un bel disco. Come genere direi prog-jazz-molto-rock!
Degli Osanna, di cui non potevo sopportare la voce, sono presenti il sax (Elio D'Anna) e la chitarra, decisamente fottuta (Danilo Rustici). Si aggiunga una seconda chitarra, un bassista notevole e un ottimo batterista. Il risultato è "Blink". Anche se dopo un pò risulta monotono, è molto interessante e divertente.

Nova - Blink (da http://www.italianprog.com/it/a_nova.htm)

Più attivi all'estero che in Italia (dove solo uno dei loro 4 album venne stampato), i Nova rappresentano un caso unico di gruppo progressivo italiano che ha speso quasi tutta la propria carriera in altri paesi.
Dopo lo scioglimento degli Uno, gli ex fondatori degli Osanna Elio D'Anna e Danilo Rustici rimasero a Londra e formarono un altro gruppo chiamato Nova con altri musicisti italiani già conosciuti, come Corrado Rustici ex-Cervello e Dede Lo Previte dei Circus 2000.

Questo gruppo, con un'influenza jazz-rock più marcata rispetto ai precedenti, pubblicò il primo album, Blink, nel 1976, con la collaborazione di grandi nomi come Pete Townshend e i testi del paroliere Nick J.Sedwick (che aveva collaborato anche all'album Uno). Si sente sempre il familiare feeling degli Osanna, ma il genere sta cambiando verso uno stile di musica più commerciale. Solo due dei sei brani sono strumentali, il ruolo di cantante è ricoperto da Corrado Rustici, e l'album contiene alcuni ottimi momenti.

L'unico album dei Nova ad avere un'edizione italiana è il primo, Blink, stampato dalla Ariston nel 1976 con una copertina singola piuttosto anonima e non facilissimo da trovare. Il disco è uscito anche in Inghilterra (Arista ARTY 118), Olanda (Arista AR1) e Francia (Motors).
Gli album successivi sono stati pubblicati dalla Arista in Inghilterra, USA, Canada, Germania, Cile, Argentina, e dalla Motors in Francia.


"Ti ho sempre soltanto veduta"

Sarò un pò monotono, riportando sempre poesie di Pavese... ma mi ci ritrovo perfettamente. D'altra parte, sono poesie che lui aveva scritto più o meno alla mia età.
Questa è del 27/12/1927

Ti ho sempre soltanto veduta,
senza parlarti mai,
nei tuoi istanti più belli.
Ma ho l'anima ormai tanto tesa,
schiantata dalla tua figura,
che non trovo più pace
al suo brivido atroce.
E non posso parlarti,
nemmeno avvicinarmi,
ché cadrebbero tutti i miei sogni.
Oh se tale è il tremore orribile
che ho nell'anima questa notte,
e non ti conoscerò mai,
che cosa diverrebbe il mio povero cuore
sotto l'urto del sangue,
alla sublimità di te?
Se ora mi par di morire,
che vertigine folle,
che palpiti moribondi,
che urli di voluttà e languore
mi darebbe la tua realtà?
Ma io non posso parlarti,
e nemmeno avvicinarmi:
nei tuoi istanti più belli
ti ho sempre soltanto veduta,
sempre soltanto sognata.

domenica 17 agosto 2008

Karajan - Beethoven Symphony No. 7

Beethoven è la cura per tutti i mali. Se c'è qualcosa che non va, basta scegliere. Ad esempio, la settima sinfonia.



...et voilà!

martedì 12 agosto 2008

Ròndini lente
vòlano sul crepuscolo incolore.
Più tetro non sarò mai più: soltanto
un po' più stanco, all'ultima agonia.

Non è viltà la mia:
i moribondi che si lascian stringere
da un rantolo alla gola
sono forse anche vili?

Le ròndini affannose,
prigioniere del cielo,
fanno impazzire di monotonia.

Dentro il rombo del sangue,
mi sconvolge il cervello
un desiderio atroce di follia.

Cesare Pavese, 21 aprile 1929

Rocca dell'Abisso





Verso\a la Rocca dell'Abisso (Sopra Limone Piemonte)

Birdland - Weather Report + Manhattan Transfer

mercoledì 6 agosto 2008

"Molto originale!"

-La vita è ingiusta e dura!

(…)

-La vita non è né brutta né bella, ma è originale!

Quando ci pensai mi parve d’aver detta una cosa importante. Designata così, la vita mi parve tanto nuova che stetti a guardarla come se l’avessi veduta per la prima volta coi suoi corpi gassosi, fluidi e solidi. Se l’avessi raccontata a qualcuno che non vi fosse stato abituato e fosse perciò privo del nostro senso comune, sarebbe rimasto senza fiato dinanzi all’enorme costruzione priva di scopo. M’avrebbe domandato: “Ma come l’avete sopportata?” E, informatosi di ogni singolo dettaglio, da quei corpi celesti appesi lassù perché si vedano ma non si tocchino, fino al mistero che circonda la morte, avrebbe certamente esclamato: “Molto originale!”

(…) E non occorreva mica venire dal di fuori per vederla messa insieme in un modo tanto bizzarro. Bastava ricordare tutto quello che noi uomini dalla vita si è aspettato, per vederla tanto strana da arrivare alla conclusione che forse l’uomo vi è stato messo dentro per errore e che non vi appartiene.

Italo Svevo, La Coscienza di Zeno.