
Visto che il batterista del gruppo occitano in cui suono ci ha fatto il sito, è bene pubblicizzarlo un pò.
Ci trovate qui http://www.caplevat.it
Salut!
E’ uscito finalmente l’atteso disco di Artyom Dervoed, giovane chitarrista russo vincitore del concorso “Michele Pittaluga” di Alessandria nel 2006. Suona la chitarra da quando aveva sei anni e può ormai vantare una carriera che, dopo la vittoria in numerosi concorsi internazionali, lo ha portato a suonare negli Stati Uniti e in Europa, oltre che in Russia, paese da cui proviene. Ho avuto il piacere di ascoltarlo in occasione dei convegni chitarristici di Alessandria nel 2006, anno in cui è uscito vincitore dal concorso, e nel 2007, quando ha tenuto un recital ed è stato premiato con la “Chitarra d’oro” come giovane promessa. Premio del tutto meritato: l’emozione che si prova nell’ascoltarlo da vivo è veramente forte e le registrazioni (di cui alcuni frammenti sono disponibili gratuitamente sul sito della Naxos) non sono da meno. Egli mostra con l’abilità tecnica, la potenza del suono e un’assai variegata tavolozza timbrica una padronanza dello strumento invidiabile e ascoltarlo è davvero un piacere, cosa che non è così frequente con i chitarristi (è giusta un po’ di autoironia). Inoltre i brani da lui proposti sono praticamente sconosciuti: sono totalmente estranei al repertorio trito e ritrito dei chitarristi. Dervoed infatti ha registrato brani di compositori russi contemporanei: Orpheus di Valery Biktashev, basato sulla storia di Orfeo ed Euridice, Troika Variations di Sergei Orekhov, imparentate con la gipsy music; Lipa vekovaia (The Old Lime Tree) di Sergei Rudnev e The Prince's Toys Suite di Nikita Koshkin. Quest’ultimo comprende 6 movimenti, molto particolari come tecnica e come musica (sentite per esempio The toy soldiers). Un cd, quindi, che consiglio vivamente per la genialità dell’interprete e la bellezza e l’originalità delle musiche registrate. 60 minuti veramente imperdibili.
Lo trovate qui: http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.570447
Il primo periodo di vita artistica del compositore èstone Arvo Pärt (1935) è caratterizzato dalla sperimentazione nel campo della musica seriale. I principali lavori di questo periodo sono 3 sinfonie (1963-71) e Pro et contra, concerto per violoncello e orchestra del
Il Pro è simboleggiato dall’accordo di Re maggiore che apre il brano e il contra è il caotico assemblaggio dei dodici suoni della scala cromatica, che irrompono subito dopo l’accordo iniziale, per lasciar presto spazio al violoncello solista. Lo strumento viene utilizzato in maniera piuttosto inusuale: dapprima caotici glissandi e poi percussioni sulla cassa armonica interrotti da più o meno lunghe pause di silenzio, seguite da un alternanza di pizzicato e arco. Tutto il Maestoso iniziale non presenta uno sviluppo, ma risulta costituito da brevi frasi, ben orchestrate, che determinano un’atmosfera cupa e inquietante. Il secondo movimento è un brevissimo largo tonale, che torna a rappresentare il pro. L’allegro finale è caratterizzato da una ritmica frenetica e ossessiva del violoncello, che suona vicino al ponticello. E’ il movimento meno convincente e soprattutto il finale tonale, lascia un po’ perplessi. Che necessità c’è di inserire in uno stesso concerto due anime così diverse e opposte come la tonalità e la dodecafonia? E’ senz’altro un’espediente originale, ma che lascia un po’ l’amaro in bocca ed è indice di un’ironia fine a sé stessa.
Il caos che qui è appena accennato, trova tutto il suo sfogo nel Perpetuum mobile, brano che presenta il paradosso del minimalismo dodecafonico, essendo ridotto ad un gigantesco e cataclismatico climax prodotto dalla sovrapposizione graduale di ritmi e note che costruiscono un vibrante cluster che si sbriciola alla fine del brano. L’esperienza di questo brano Pärt si guardò bene dal ripeterla, ma certo rivela la sua grande capacità di orchestratore devastante e convincente, come dimostrò il successo avuto durante la prima esecuzione del brano, al festival di musica contemporanea dell’Autunno di Varsavia nel 1964(3).
Il Collage über BACH è, a mio avviso, il brano peggiore di tutto il disco. Si apre con una Toccata per archi, con un inizio tonalissimo, attaccato dopo alcuni secondi dalle dissonanze. Il risultato armonico nel complesso è buono, ma il lavoro è poco soddisfacente e un po’ banale. Il secondo movimento, una Sarabanda, è un arrangiamento di quella in Re minore della sesta Suite inglese di Bach. L’apertura è affidata ad una melodia effettuata dall’oboe, con un’orchestrazione scarna e leggera, promettente qualcosa di buono, ma non è così. Dopo circa trentacinque secondi irrompe un cluster orchestrale (con tanto di pianoforte). Così per tutto il brano: un po’ di Bach, un po’ di cluster. Penso che sia il peggior modo di fare ironia, se questo vuole essere, e comunque il risultato musicale è decisamente infimo e denigrante nei confronti della genialità del compositore tedesco. L’ultimo movimento è un Ricercare suonato dagli archi e ben riuscito: la scrittura è buona anche se sicuramente non riesce a salvare l’intero Collage ed è comunque inferiore agli altri lavori del disco.
Meie aed (Il nostro giardino) è una spassosa cantata, in cui le voci femminili sono ben accompagnate da un’orchestrazione chiara e brillante. Al buonumore trasmesso dall’incipit del primo movimento, si contrappone una parte centrale più cupa e tesa, di grande effetto che può, forse, risultare un attacco ironico finalmente riuscito nei confronti dell’ «ordine precario del giardino sovietico»(4). Particolarmente degna di nota è la dolce melodia cantabile che inizia il secondo movimento (Andantino cantabile), che assomiglia quasi ad una cullante ninnananna.
Conclude il disco
Ecco la tracklist completa del disco:
Pro et contra Concerto per violoncello e orchestra
Meie aed (Il nostro giardino) Op. 3 Cantata per coro di voci bianche e orchestra
Sinfonia n. 2
Truls Mørk, violoncello (1-3)
Ellerhein Girls’ Choir (10-13)
Tiia-Ester Loitme, direttore
Estonian National Symphony Orchestra
Paavo Järvi
(1) Le note che seguono sono tratte dal testo di David Nice, presente nel booklet del cd. Ho sfruttato la traduzione francese di Tennis Collins ed è quella che riporto. Il cd è pubblicato dalla Virgin Classics (563027)
(2) «L’énergie polyphonique de la symphonie était également un hommage à la pensée contrapuntique de son professeur au Conservatoire de Tallin, l’éminent compositeur Heino Eller.»
(3) «(…) une expérience que Pärt prit soin de ne pas répéter, mais dont l’habilité orchestrale dévastatrice est confluante, comme en témoigna l’accueil enthousiaste reçu au Festival de musique contemporaine d’Automne de Varsovie en 1964.»
(4) «Bien de choses viennent ici a troubler l’ordre précaire du jardin soviétique.»
(5) «l’ Album pour enfants pour piano de Tchaikovsky de 1878.»