domenica 22 giugno 2008

Sito Cap Levat


Visto che il batterista del gruppo occitano in cui suono ci ha fatto il sito, è bene pubblicizzarlo un pò.
Ci trovate qui http://www.caplevat.it



Salut!

sabato 21 giugno 2008

Le storie tese cuneesi

Ieri sera mitico concerto di Elio e le storie tese. Una serata all'insegna dell'eleganza. Proprio per il cazzo. Per il buco di cazzo, anzi.



Sono davvero fenomenali, suonano benissimo!

giovedì 19 giugno 2008

Affermi così l'esistenza di Dio in quanto premetti e postuli il valore del mondo e della vita. Ma è appunto questo valore che va dimostrato.

Questo valore esiste. Tant'è vero che lo senti, e che cos'è un valore altro che una qualità che si sente? Che cosa significherebbe un valore oggettivo ma non sentito?

Cesare Pavese, 6/04/1945 (da Il mestiere di vivere)

Gente spaesata (Cesare Pavese)

Gente spaesata

Troppo mare. Ne abbiamo veduto abbastanza di mare.
Alla sera, che l'acqua si stende slavata
e sfumata nel nulla, l'amico la fissa
e io fisso l'amico e non parla nessuno.
Nottetempo finiamo a rinchiuderci in fondo a una tampa,
isolati nel fumo, e beviamo. L'amico ha i suoi sogni
(sono un poco monotoni i sogni allo scroscio del mare)
dove l'acqua non è che lo specchio, tra un'isola e l'altra,
di colline, screziate di fiori selvaggi e cascate.
Il suo vino è così. Si contempla, guardando il bicchiere,
a innalzare colline di verde sul piano del mare.
Le colline mi vanno, e lo lascio parlare del mare
perché è un'acqua ben chiara, che mostra persino le pietre.

Vedo solo colline e mi riempiono il cielo e la terra
con le linee sicure dei fianchi, lontane o vicine.
Solamente, le mie sono scabre, e striate di vigne
faticose sul suolo bruciato. L'amico le accetta
e le vuole vestire di fiori e di frutti selvaggi
per scoprirvi ridendo ragazze più nude dei frutti.
Non occorre: ai miei sogni più scabri non manca un sorriso.
Se domani sul presto saremo in cammino
verso quelle colline, potremo incontrar per le vigne
qualche scura ragazza, annerita di sole,
e, attaccando discorso, mangiarle un po' d'uva.

Cesare Pavese, 1933

«Vorrei poter soffocare» Cesare Pavese

Vorrei poter soffocare
nella stretta delle tue braccia
nell'amore ardente del tuo corpo
sul tuo volto, sulle tue membra struggenti
nel deliquio dei tuoi occhi profondi
perduti nel mio amore,
quest'acredine arida
che mi tormenta.
Ardere confuso in te disperatamente
quest'insaziabilità della mia anima
già stanca di tutte le cose
prima ancor di conoscerle
ed ora tanto esasperata
dal mutismo del mondo
implacabile a tutti i miei sogni
e dalla sua atrocità tranquilla
che mi grava terribile
e noncurante
e nemmeno più mi concede
la pacatezza del tedio
ma mi strazia tormentosamente
e mi pungola atroce,
senza lasciarmi urlare,
sconvolgendomi il sangue
soffocandomi atroce
in un silenzio che è uno spasimo
in un silenzio fremente.
Nell'ebrezza disperata
dell'amore di tutto il tuo corpo
e della tua anima perduta
vorrei sconvolgere e bruciarmi l'anima
sperdere quest'orrore
che mi strappa gli urli
e me li soffoca in gola
bruciarlo annichilirlo in un attimo
e stringermi a te
senza ritegno più
ciecamente, febbrile,
schiantandoti, d'amore.
Poi morire, morire,
con te.

Il giorno tetro
in cui dovrò solitario
morire (e verrà, senza scampo)
quel giorno piangerò
pensando che potevo
morire così nell'ebbrezza
di una passione ardente.
Ma per pietà d'amore
non l'ho voluto mai.
Per pietà del tuo povero amore
ho scelto, anima mia,
la via del più lungo dolore.

Cesare Pavese, 12 dicembre 1927

sabato 14 giugno 2008

Artyom Dervoed – Guitar Recital


E’ uscito finalmente l’atteso disco di Artyom Dervoed, giovane chitarrista russo vincitore del concorso “Michele Pittaluga” di Alessandria nel 2006. Suona la chitarra da quando aveva sei anni e può ormai vantare una carriera che, dopo la vittoria in numerosi concorsi internazionali, lo ha portato a suonare negli Stati Uniti e in Europa, oltre che in Russia, paese da cui proviene. Ho avuto il piacere di ascoltarlo in occasione dei convegni chitarristici di Alessandria nel 2006, anno in cui è uscito vincitore dal concorso, e nel 2007, quando ha tenuto un recital ed è stato premiato con la “Chitarra d’oro” come giovane promessa. Premio del tutto meritato: l’emozione che si prova nell’ascoltarlo da vivo è veramente forte e le registrazioni (di cui alcuni frammenti sono disponibili gratuitamente sul sito della Naxos) non sono da meno. Egli mostra con l’abilità tecnica, la potenza del suono e un’assai variegata tavolozza timbrica una padronanza dello strumento invidiabile e ascoltarlo è davvero un piacere, cosa che non è così frequente con i chitarristi (è giusta un po’ di autoironia). Inoltre i brani da lui proposti sono praticamente sconosciuti: sono totalmente estranei al repertorio trito e ritrito dei chitarristi. Dervoed infatti ha registrato brani di compositori russi contemporanei: Orpheus di Valery Biktashev, basato sulla storia di Orfeo ed Euridice, Troika Variations di Sergei Orekhov, imparentate con la gipsy music; Lipa vekovaia (The Old Lime Tree) di Sergei Rudnev e The Prince's Toys Suite di Nikita Koshkin. Quest’ultimo comprende 6 movimenti, molto particolari come tecnica e come musica (sentite per esempio The toy soldiers). Un cd, quindi, che consiglio vivamente per la genialità dell’interprete e la bellezza e l’originalità delle musiche registrate. 60 minuti veramente imperdibili.

Lo trovate qui: http://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.570447

giovedì 12 giugno 2008

sabato 7 giugno 2008

Un anno a scuola

E' finito anche quest'anno di scuola. Vorrei buttare giù tutto quello che mi viene in mente, ripensando a quest'anno particolare. Ciò che mi verrà in mente saranno le cose più significative, che si sono impresse nella memoria, anche se tutto ciò che è successo ha contribuito a fare di me ciò che sono e ogni cosa è stata importante, poiché "la ricchezza della vita è fatta di ricordi, dimenticati". Ripartiamo dall'inizio.
Settembre: soggiorno in Inghilterra, meraviglioso. Posti inusuali, altre abitudini, conoscenze nuove, amici, prati immensi, il castello di Leeds che è fantastico, il parco di Canterbury, la strada principale della città, le corse, i dialoghi improvvisati con i passanti, il parco di Londra, il Tamigi, due prof, la mensa, la scuola, l'intervallo. Più o meno sono queste le cose che mi ricordo, che hanno fatto di quelle due settimane indimenticabili.
Poi
la lista d'istituto e la rappresentanza
conoscenza di tante nuove persone, l'abbattimento di tanti pregiudizi,

nuovi amici
ottimi rapporti, qualcosa di nuovo, oltre a ciò che avevo mai provato...

Le serate insieme, l'Irish, le risate, i silenzi, gli sguardi, le sigarette...
Le canzoni, i salti, il Simposio di Zara&Platone, le noie mortali, la pioggia, la sfiga comune sulla quale si ride, la fiera del libro, le letture.
Oh, quest'anno ho conosciuto bene Calvino
(... e la gita di Firenze, la birra, lo scrocco... anche qui nuove conoscenze, esperienze, tutto bellissimo)

poi Pavese

... e Filosofia, la sceglierò all'università probabilmente.

I concerti col basso elettrico, le cene, le camminate estenuanti con una cartella, due o tre chitarre; la scampagnata conservatorio-SanPaolo sotto la neve per nulla...

I pranzi sul terrazzo, la musica, i dischi, il trinciato, la pasta (sacchi da 5 kg), chitarra
(uhi, l'esame di solfeggio)

I tagli e le ore in biblioteca le ore a studiare la Pulce e gli articoli, la redazione
il forum... la giornata dell'arte, la pipa, i sigari, gli svacchi

Gli incazzamenti, l'odio, un pò sì...

La mia classe, le ragazze delle quinte le quattro di notte a Firenze


i discorsi le cazzate, il Cazzeggio del venerdì
il Nigra! il conservatorio
La festa della birra, l'assemblea di Natale i gesti piccoli ma significativi

un cioccolatino una poesia una sinfonia
BEETHOVEN la Musica
ilrockiljazzecc.

E' stato bello.

mercoledì 4 giugno 2008

What do you want?

Pat Metheny and Michael Brecker - What do you want



Il modo migliore per ricordare a sè stessi che è finito l'anno scolastico. What do you want?

lunedì 2 giugno 2008

Arvo Pärt – Pro et Contra

Arvo Pärt – Pro et Contra(1)

Il primo periodo di vita artistica del compositore èstone Arvo Pärt (1935) è caratterizzato dalla sperimentazione nel campo della musica seriale. I principali lavori di questo periodo sono 3 sinfonie (1963-71) e Pro et contra, concerto per violoncello e orchestra del 1968. Mi soffermerò su quest’ultimo pezzo e sulle prime due sinfonie, aggiungendo Collage über BACH, Perpetuum mobile e Meie aed, che sono i brani presenti su questo cd.
Il Pro è simboleggiato dall’accordo di Re maggiore che apre il brano e il contra è il caotico assemblaggio dei dodici suoni della scala cromatica, che irrompono subito dopo l’accordo iniziale, per lasciar presto spazio al violoncello solista. Lo strumento viene utilizzato in maniera piuttosto inusuale: dapprima caotici glissandi e poi percussioni sulla cassa armonica interrotti da più o meno lunghe pause di silenzio, seguite da un alternanza di pizzicato e arco. Tutto il Maestoso iniziale non presenta uno sviluppo, ma risulta costituito da brevi frasi, ben orchestrate, che determinano un’atmosfera cupa e inquietante. Il secondo movimento è un brevissimo largo tonale, che torna a rappresentare il pro. L’allegro finale è caratterizzato da una ritmica frenetica e ossessiva del violoncello, che suona vicino al ponticello. E’ il movimento meno convincente e soprattutto il finale tonale, lascia un po’ perplessi. Che necessità c’è di inserire in uno stesso concerto due anime così diverse e opposte come la tonalità e la dodecafonia? E’ senz’altro un’espediente originale, ma che lascia un po’ l’amaro in bocca ed è indice di un’ironia fine a sé stessa.
La Sinfonia n. 1, anche se cronologicamente precedente, è sicuramente più interessante. L’esordio invita all’ascolto con una ritmica incalzante suonata dagli ottoni e dai timpani, ai quali si aggiunge poi un charleston, facendo di quell’introduzione un pezzo quasi rock. Il tutto poi si articola e sviluppa in una scrittura contrappuntistica di notevole interesse. L’energia polifonica di questa sinfonia è un omaggio al pensiero contrappuntistico del suo insegnante di conservatorio di Tallin, il compositore Heino Eller(2). L’orchestrazione risulta davvero geniale e il brano nel suo complesso enormemente godibile, anche dai meno appassionati di questa musica. La serie dodecafonica viene trattata brillantemente, come si evince dalla flebile melodia del violino solo con cui inizia il secondo movimento.
Il caos che qui è appena accennato, trova tutto il suo sfogo nel Perpetuum mobile, brano che presenta il paradosso del minimalismo dodecafonico, essendo ridotto ad un gigantesco e cataclismatico climax prodotto dalla sovrapposizione graduale di ritmi e note che costruiscono un vibrante cluster che si sbriciola alla fine del brano. L’esperienza di questo brano Pärt si guardò bene dal ripeterla, ma certo rivela la sua grande capacità di orchestratore devastante e convincente, come dimostrò il successo avuto durante la prima esecuzione del brano, al festival di musica contemporanea dell’Autunno di Varsavia nel 1964(3).
Il Collage über BACH è, a mio avviso, il brano peggiore di tutto il disco. Si apre con una Toccata per archi, con un inizio tonalissimo, attaccato dopo alcuni secondi dalle dissonanze. Il risultato armonico nel complesso è buono, ma il lavoro è poco soddisfacente e un po’ banale. Il secondo movimento, una Sarabanda, è un arrangiamento di quella in Re minore della sesta Suite inglese di Bach. L’apertura è affidata ad una melodia effettuata dall’oboe, con un’orchestrazione scarna e leggera, promettente qualcosa di buono, ma non è così. Dopo circa trentacinque secondi irrompe un cluster orchestrale (con tanto di pianoforte). Così per tutto il brano: un po’ di Bach, un po’ di cluster. Penso che sia il peggior modo di fare ironia, se questo vuole essere, e comunque il risultato musicale è decisamente infimo e denigrante nei confronti della genialità del compositore tedesco. L’ultimo movimento è un Ricercare suonato dagli archi e ben riuscito: la scrittura è buona anche se sicuramente non riesce a salvare l’intero Collage ed è comunque inferiore agli altri lavori del disco.
Meie aed (Il nostro giardino) è una spassosa cantata, in cui le voci femminili sono ben accompagnate da un’orchestrazione chiara e brillante. Al buonumore trasmesso dall’incipit del primo movimento, si contrappone una parte centrale più cupa e tesa, di grande effetto che può, forse, risultare un attacco ironico finalmente riuscito nei confronti dell’ «ordine precario del giardino sovietico»(4). Particolarmente degna di nota è la dolce melodia cantabile che inizia il secondo movimento (Andantino cantabile), che assomiglia quasi ad una cullante ninnananna.
Conclude il disco la Sinfonia n. 2, nella quale la dissonanza è spinta ai massimi livelli. Nonostante questo, è possibile individuare in alcuni passi delle melodie e addirittura dei centri tonali, sotto i tremoli e gli sforzati di una parte dell’orchestra. Compare persino uno strumento nuovo: una batteria di giocattoli per bambini, di quei pupazzetti che quando schiacci fanno rumore. Questo elemento determina l’alone di aleatorietà cosparso lungo tutta la sinfonia, che supera di molto il pro et contra. Infatti qui, la tonalità è parte integrante del brano, senza la quale non potrebbe sussistere; cioè non si presenta come contrapposizione fine a se stessa come in alcuni altri brani, ed è inserita magistralmente. La parte tonale più articolata è costituita da una melodia tratta dall’ Album per l’infanzia di Tchaikovsky(5), che lascia interpretare la sinfonia come una dimostrazione della caducità di ogni speranza giovanile, in un mondo incerto e precario, e l’irruzione dell’ultimo attacco dissonante, che interrompe improvvisamente la melodia, né è la rappresentazione. La melodia ritorna, pacata, a finire il brano, suggerendo l’immagine di un uomo che ricorda a sé stesso quanto tutto sia stato solo illusione.

Ecco la tracklist completa del disco:

Pro et contra Concerto per violoncello e orchestra

  1. Maestoso
  2. Largo
  3. Allegro

Sinfonia n. 1 Op. 9 ‘Polyphonic’

  1. Kaanonid
  2. Prelüüd ja Fuuga

Collage über BACH per archi, clavicembalo e pianoforte

  1. Toccata : Preciso
  2. Sarabande : Lento
  3. Ricercare : Deciso
  1. Perpetuum mobile Op. 10 per orchestra

Meie aed (Il nostro giardino) Op. 3 Cantata per coro di voci bianche e orchestra

  1. Allegro
  2. Andantino cantabile
  3. Allegro
  4. Moderato – Allegro

Sinfonia n. 2

  1. sem. 104-120
  2. min. 112
  3. sem. 48-60

Truls Mørk, violoncello (1-3)
Ellerhein Girls’ Choir (10-13)
Tiia-Ester Loitme, direttore

Estonian National Symphony Orchestra
Paavo Järvi

(1) Le note che seguono sono tratte dal testo di David Nice, presente nel booklet del cd. Ho sfruttato la traduzione francese di Tennis Collins ed è quella che riporto. Il cd è pubblicato dalla Virgin Classics (563027)
(2) «L’énergie polyphonique de la symphonie était également un hommage à la pensée contrapuntique de son professeur au Conservatoire de Tallin, l’éminent compositeur Heino Eller.»
(3) «(…) une expérience que Pärt prit soin de ne pas répéter, mais dont l’habilité orchestrale dévastatrice est confluante, comme en témoigna l’accueil enthousiaste reçu au Festival de musique contemporaine d’Automne de Varsovie en 1964.»
(4) «Bien de choses viennent ici a troubler l’ordre précaire du jardin soviétique.»
(5) «l’ Album pour enfants pour piano de Tchaikovsky de 1878.»



domenica 1 giugno 2008

Cesare Pavese - Lavorare stanca

Bellissima lettura, grande poesia, interessante interpretazione video.

Cesare Pavese - Lavorare stanca



Testo di Cesare Pavese, video prodotto da nuoviautori.org, regia Andrea Galli, fotografia Andrei Tarkovski, arrangiamento musicale Andrea Galli ispirato a Ennio Morricone

Giorgio Gaber - Mi fa male il mondo

Bellissimo questo testo di Gaber, ben accompagnato dal video.



videopoesia prodotta da nuoviautori.org, regia Andrea Galli, testo e voce di Giorgio Gaber tratto da "Mi fa male il mondo"